La Bangui di Didier
«Non sono un giornalista, ma come disegnatore ho il vantaggio di descrivere ciò che i giornalisti non possono mostrare, di dire ciò che non possono vedere».
Didier Kassaï vive a Bangui, Repubblica Centrafricana. È l’autore di Tempête sur Bangui, romanzo grafico in più volumi sull’ultima guerra civile centrafricana. La forza del suo racconto sta nel vedere l’altra faccia, quella che di rado appare, di un conflitto che sta bagnando di sangue la Repubblica Centrafricana.
Lo stesso Didier – cristiano e sposato a una musulmana – nel 2014, durante gli scontri tra fazioni, mentre sta lavorando al primo tomo della sua trilogia (il terzo volume è in preparazione), si vede incendiare la casa. Il suo lavoro in fumo.
Ma lui, con la moglie, i cinque figli e altri quattro bambini, rimasti orfani a causa del conflitto e accolti nella sua famiglia, non si dà per vinto. Ricomincia tutto daccapo. Esegue di nuovo i disegni, tutti a mano senza l’uso del computer.
La potenza del messaggio, più che nelle parole, sta nel tratto e nei colori, decisi, vividi: intrisi del rosso sangue delle tante violenze ancora in atto e del nero degli edifici esplosi in aria.
Dal 2012 il piccolo Stato africano è lacerato da un conflitto che contrappone la coalizione della Seleka (composta da ribelli musulmani) al gruppo degli Anti-balaka (milizie armate, per lo più animiste e cristiane).
Migliaia i morti, ormai quasi due milioni gli sfollati in baracche e tende nei campi profughi. C’è chi chiama la Repubblica Centrafricana la nuova Somalia.
A Bangui, città dove il Papa ha scelto di aprire, nel novembre 2015, la Porta Santa della cattedrale a conclusione del suo primo viaggio in Africa, inaugurando – per la prima volta fuori Roma – il Giubileo straordinario della Misericordia, la crisi umanitaria sta affievolendo la speranza che, pure, emerge dai disegni di Didier.
Solo un auspicato dialogo a livello locale e un deciso aiuto internazionale potranno cambiare un futuro altrimenti incerto.