La Caritas antoniana in Venezuela. Ero ammalato...

Curare l’anima curando il corpo. Storia di un giovane parroco che per alleviare le sofferenze fisiche della sua gente apre in parrocchia un piccolo, ma efficiente poliambulatorio. Ecco come i lettori del «Messaggero di sant’Antonio» lo hanno aiutato.
07 Ottobre 1999 | di

«Era il 1983. Arrivò in parrocchia un giovane prete appena ordinato. Aveva poca esperienza e tante responsabilità . Eppure lottò per noi fin dal primo giorno, ne siamo testimoni», sono le parole di José e Petra, una coppia di parrocchiani di padre Rafael Guerrero Là³pez. Un prete, un punto di riferimento, una guida non solo per la gente di El Nazareno, la sua parrocchia, ma per molti abitanti di San Rafael, una cittadina a circa 200 chilometri da Caracas, in Venezuela.

 Il parroco notò subito le sofferenze fisiche della gente: i bambini si trascinavano malattie croniche facilmente risolvibili, le giovani incinte finivano la gravidanza senza controllo medico, i poveri non si curavano perché non avevano i soldi per le medicine o le conoscenze giuste per garantirsi le briciole della sanità  statale. Non c'era scelta, dovette pensare padre Rafael, nella sua parrocchia la cura dell'anima non poteva essere separata dalla cura del corpo. «E quante difficoltà  ha avuto! - ricordano José e Petra - . A volte lo incontravamo per strada immerso nei suoi pensieri, all'apparenza abbattuto perché non riusciva ad aiutare un malato. Ha dovuto fare tutto dal nulla. Andava dai medici delle strutture private, chiedeva loro un po' di tempo per i poveri».
E quando riuscì a raccogliere le menti e le braccia, mancavano i soldi per le attrezzature e le medicine. Eppure mai un lamento, neppure quando falliva, neppure quando quel Dio, che stava servendo e che pregava intensamente, tardava ad aiutarlo. «Oggi nessun dottore gli rifiuterebbe un aiuto per un ammalato - continua José - . Il suo esempio è contagioso. Persino le cliniche private gli inviano medicinali per i poveri».
Aprì accanto alla chiesa un piccolo ambulatorio. Come ruscelli al fiume, i bisogni dei poveri confluivano in quelle quattro mura. Troppo, anche per la buona volontà  di padre Rafael. Iniziò la ricerca degli aiuti. Passo dopo passo, alla prima assistenza si affiancarono competenze e servizi sempre più specializzati, come la pediatria e la ginecologia.
Ma a fare le cose in grande, padre Rafael non ci pensava proprio: a lui bastava dare alla gente i servizi sanitari di base che le strutture statali, ammalate di inefficienza e clientelismo, non sanno dare. Ma al suo puzzle mancava un tassello e la cosa lo tormentava: molti bambini soffrivano perché non potevano sottoporsi a interventi chirurgici banalissimi. Anche una tonsillectomia diventava un problema insormontabile.
Creare un équipe per piccoli interventi, rimandando alle strutture statali solo i casi più gravi, che avevano bisogno del ricovero e di strutture specializzate, era il prossimo passo. Un sogno nel cassetto che costava almeno 20 milioni di lire, troppo per un paese in cui il 32 per cento della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno (cioè con meno di 3.600 lire).
L'incontro con un frate della basilica del Santo fu provvidenziale. «Non mi aspettavo tanto - confessa padre Rafael nel resoconto che ci ha appena inviato - . La Caritas antoniana ha accettato di finanziare il progetto. Ho toccato il cielo con un dito. Ho chiamato i medici volontari per decidere ogni minima cosa. Non volevo che fosse sprecata nemmeno una lira. Abbiamo stilato insieme il progetto: avremmo creato una sala completamente dedicata ai bambini, con tutta l'attrezzatura necessaria ai piccoli interventi».
Oggi è tutto pronto: padre Rafael ci ha inviato le ricevute e le fotografie delle attrezzature acquistate con i contributi dei lettori del «Messaggero di sant'Antonio». «Il nuovo servizio per i bambini, realizzato grazie a voi - scrive padre Rafael - ci ha permesso di seguire 600 piccoli e di effettuare 53 interventi chirurgici minori. Gli interventi sarebbero potuti essere molti di più, ma la maggior parte dei pazienti non era nelle condizioni fisiche di sopportare un intervento ambulatoriale». Oggi alla parrocchia El Nazareno non c'è bambino malato che non abbia cure, non c'è gestante che non sia controllata, non c'è anziano lasciato a se stesso. L'amore vero si preoccupa, condivide, cerca soluzioni.

 


   
   
DAI SERMONI  DEL SANTO
IL MANDORLO, FIORE DELL'ELEMOSINA
     

«E io vi dico: Procuratevi degli amici con la ricchezza iniqua perché, quando essa vi verrà  a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16,9). Il Vangelo chiama le ricchezze con il termine siriaco mammona che significa «ricchezze inique», in quanto sono frutto dell'ingiustizia. Se dunque l'iniquità  accortamente amministrata si converte in giustizia, quanto più innalzeranno verso il cielo un bravo amministratore le ricchezze della parola divina, nella quale non c'è nulla di ingiusto.

     

Dire amico è come dire «custode dell'anima», (lat. animi custos) e il termine viene da amare. L'amicizia consiste nel desiderare il bene a vantaggio di colui che si ama, in       accordo con le sue aspirazioni (Agostino). I ricchi di questo mondo che con gli imbrogli accumulano ricchezze di iniquità , cioè facendo differenze, non potrebbero avere amici più affezionati - se lo capissero - delle mani dei poveri che sono il tesoro di Cristo. Dice Gregorio: «Perché i ricchi si ritrovino qualcosa nelle mani dopo la morte, si dice loro       prima della morte nelle mani di chi devono riporre le ricchezze. O ricco, dà  a Cristo quello che egli stesso ti ha dato: lo hai avuto come donatore, abbilo come debitore: egli ti restituirà  con grande interesse. O ricco, stendi, ti prego, la mano arida al povero, e se prima era arida per l'avarizia, rifiorisca ora con l'elemosina».

     

Dice infatti Salomone nell'Ecclesiaste: «Fiorirà  il mandorlo, s'ingrasserà  la locusta, sarà  disperso il cappero» (12,5). «Il mandorlo - dice Gregorio - fiorisce prima delle altre piante, ed è figura di colui che fa l'elemosina, il quale, fiorente di compassione e di       misericordia, deve far sbocciare prima di tutto il fiore dell'elemosina».

     

(Domenica IX dopo Pentecoste)

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017