La Croce cammina con i giovani
Stando alle recenti rilevazioni della Demoscopea, un istituto di ricerca affidabile, i giovani che leggono la nostra rivista sono assai più di quello che noi stessi ritenevamo. Dedichiamo a loro le riflessioni dell' editoriale di questo mese. A metà agosto, nel cuore delle vacanze estive e dell' Anno Santo, essi si ritroveranno a Roma, provenienti da ogni paese del mondo, per celebrare il loro Giubileo.
Sarà un grande momento di festa, attorno a Giovanni Paolo II, l' anziano Pontefice che ha sempre creduto nei giovani, nella loro ricchezza spirituale, nelle enormi possibilità che quell' età possiede; nelle grandi cose che essi possono fare, solo che trovino motivi e occasioni per manifestarsi, per esplodere, ideali forti, capaci di scaldarli e di metterli in moto.
Se non ci sono figli è perché mancano i padri, si dice. Cioè, se molti giovani oggi appaiono debosciati e stanchi, perduti nell' inseguire ideali sciocchi che riempiono il cuore solo di vuoto e di incertezze, è perché noi adulti, i padri, sempre assenti per altri impegni, li abbiano delusi. Li abbiamo colmati di cose e di vuoto.
Eppure solo figli più consapevoli e motivati, più ricchi dentro di verità e di ideali, possono garantire e impegnarsi per un futuro migliore per tutti.
Giovanni Paolo II, nel suo lungo pontificato, ha moltiplicato le occasioni di proporre ai giovani ideali capaci di scaldare il loro cuore. Soprattutto da quando, al termine dell' Anno santo della Redenzione e in vista del grande Giubileo del 2000, li ha invitati a percorrere il cammino che avvicinava all' evento, nel segno dell' impegno e della conversione. Utilizzando poi il linguaggio dei segni capaci di comunicare messaggi forti, consegnava loro una grande Croce di legno, invitandoli «a portarla nel mondo come segno dell' amore del Signore Gesù per l' umanità e come annuncio che solo in Cristo morto e risorto c' è salvezza e redenzione». La Croce non è certo un segno di piacere e di frivolezza: essa richiama realtà drammatiche, di passione e di morte: quella di Gesù Cristo e quelle di tanti poveri cristi, costretti a portarla dalle circostanze della vita o dalla cattiveria degli altri, senza che per loro all' orizzonte s' accenda l' arcobaleno della speranza, del riscatto e della resurrezione.
Ma la Croce è anche, e soprattutto, simbolo di amore. Almeno da quando Gesù Cristo ha scelto la strada della passione e della morte per rivelare l' amore del Padre, e il suo, per gli uomini. Un amore «appassionato», senza calcoli, che dopo aver riempito una vita vissuta per gli altri, si è espressa nel dono totale di sé che realizza la salvezza. E così la Croce, disprezzata perché simbolo di morte ignominiosa, è diventa senso e fine di tutta la storia e di ogni vita umana, e di impegno totale per gli altri.
E molti tra i giovani alla ricerca di motivi per cui vivere, che si erano perduti nelle scorciatoie del più vile stordimento, hanno trovato proprio nella Croce, e nel messaggio che essa trasmette, più di un motivo per dare basi diverse alla propria esistenza. Se la Croce è l' espressione massima dell' amore che ha cambiato la storia del mondo, allora ha senso vivere la realtà della Croce e impegnarsi, lottare, soffrire, e anche morire, a fianco di tutti i poveri cristi del mondo perché a tutti sia concesso di provare il calore dell' amore e della solidarietà e la gioia della resurrezione.
L' incontro di Roma di quest' agosto conclude idealmente il cammino tracciato dal Papa quindici anni fa. Per i giovani che ad esso si stavano preparando, il Papa aveva suggerito il tema su cui riflettere, che non poteva non essere ancora incentrato su Gesù. Un tema forte, ricco di spunti di riflessione, tratto dal Vangelo di Giovanni (1,4): «Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
Il cristianesimo non è un complesso di insegnamenti, anche belli e sensati, ma è una persona:
Gesù Cristo, Figlio di Dio, che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi: operando la salvezza per tutte le creature, cambia dal profondo il senso della storia e della vita di tutti. È questa la gioiosa convinzione della Chiesa, l' elemento che caratterizza la religione cristiana rispetto alle altre, la Buona Notizia che essa ininterrottamente proclama attraverso i secoli, camminando tra le incomprensioni e le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio.