La lotta di Panda Miti, il piantatore di alberi
Lo chiamano Panda Miti, che in lin-gua locale significa piantatore di alberi, vive nella Rift Valley in Kenya, di fronte alla grande crepa che unisce il Corno d'Africa al Mozambico. Crede di avere circa 50 anni, ma non ne è sicuro. Ha vissuto abbastanza per vedere la lenta agonia della foresta nel suo Paese. Dalla sua semplice capanna il panorama è mozzafiato. Con poche pennellate, Fabio Pipinato, padovano, descrive quello che definisce il Noè della foresta pluviale, perché ha dedicato la sua vita alla salvaguardia dell'ambiente ed è diventato il simbolo di Tree is life (la foresta è vita), un progetto di riforestazione su base popolare, finanziato dalla provincia autonoma di Trento e da altre associazioni tra cui la Caritas antoniana, che ha contribuito con 5 mila euro.
Il problema della deforestazione e, di conseguenza, della desertificazione è gravissimo in Kenya. Anche a causa dello scempio di risorse dovuto all'avvicendarsi di governi corrotti. Un Paese, per sostenere i bisogni di carbone, legna per costruire o per usi domestici, dovrebbe avere il 10 per cento del territorio coperto da foresta. In Kenya si è appena al 2,7 per cento, la deforestazione è ormai a 30 chilometri dall'Equatore, eppure le motoseghe non smettono di aggredire quel poco che resta. È a rischio la stessa sopravvivenza delle popolazioni. Il problema principale - spiega Pipinato, referente per Tree is life -, è che le persone non sono coscienti del danno che stanno provocando e continuano la raccolta in modo indiscriminato, pensando che altri rimedieranno. È fondamentale sensibilizzarle e invertire la tendenza, promuovendo la riforestazione.
Il ritorno della foresta
Per questo motivo, la neodiocesi di Nyahururu, la più alta città del Kenya, in piena Rift Valley, con l'aiuto degli amici italiani, sta realizzando un progetto che è iniziato nell'aprile del 2002 e che si concluderà a dicembre di quest'anno. Il progetto è a più livelli ed ha una matrice didattica e tecnica insieme: 1) sessioni nelle scuole primarie e secondarie, con la costituzione di vivai e l'impegno di ogni alunno a piantare e prendersi cura di un albero: ciò permetterà ai ragazzi di aprire in futuro dei vivai in proprio; 2) incontri aperti alla comunità parrocchiale per informare sui problemi della deforestazione e sui possibili rimedi; 3) uso dei media per diffondere su larga scala le informazioni; 4) costituzione di 40 gruppi di 10 persone ciascuno, che riceveranno una formazione professionale per realizzare un vivaio di 10 mila alberi per gruppo, che darà loro un reddito.
Ormai, quasi al termine di questa esperienza, il bilancio è più che positivo: I vivai da 40 sono diventati 80 - afferma Pipinato -. In un anno sono stati piantati mezzo milione di alberi. Grazie alla collaborazione con i due giornali più importanti del Kenya (The Nation e The Standard), abbiamo raggiunto un numero di persone di gran lunga superiore alle 5 mila mila previste. Alla diffusione dei messaggi ha contribuito l'inventiva degli organizzatori: Abbiamo prodotto un kit di dieci giochi per le scuole, da Forestopoli, una specie di Monopoli rivisitato, al Gioco dell'oca in versione ambientalista. Ma l'idea più originale, che ha destato l'interesse delle Nazioni Unite, è quella di aver impegnato artisti locali per realizzare una cinquantina di murales a Nyahururu sul tema della salvaguardia della foresta. In questo modo la città si è abbellita e l'informazione è passata anche a chi è analfabeta.
Il progetto ha beneficiato di una fortunata combinazione: il nuovo governo di Mwai Kibaki, al potere dal dicembre del 2002, ha una politica ambientale opposta al precedente. Vuole riforestare e ha deciso di comprare piante da tutti i vivaisti. Chi si è impegnato nel progetto e lo ha fatto seriamente, oggi raccoglie i frutti. Ciò ha creato un circolo virtuoso che fa ben sperare per il futuro.
Forse Panda Miti, il signore degli alberi, sta vincendo la sua battaglia.