La rivoluzione femminile
A maggio, sul «Messaggero di sant'Antonio», nella rubrica «Non fidiamoci degli occhi», Goffredo Fofi si chiedeva perché siano sempre le donne a mostrare compassione verso chi soffre. Lui non ha una risposta definitiva, e io neppure. Ma sono una donna che riflette da tempo sulle caratteristiche femminili importanti, e come giornalista ho incontrato e scritto spesso di storie, drammi e coraggio di tante donne, più sconosciute che famose. Perciò affianco alcune impressioni alle idee ben più autorevoli di Fofi.
La nostra compassione nasce dall’istinto materno? Sì, anche. Nulla è più fragile e bisognoso di cure dei bambini, e sono le madri a crescerli nella pancia per nove mesi, a metterli al mondo con dolore, ad accudirli per tutto il tempo necessario. In Africa sono le donne il valore aggiunto decisivo, in tutte le società. Perché sono madri? Sì. Però, quasi sempre nella vita, anche chi madre non è avverte e realizza sentimenti di accudimento.
Forse l’umanità di tantissime donne non deriva soltanto da questo. Può avere a che fare con millenni di storia femminile. Sempre nell’ombra, sempre occupate a rendere decente la vita quotidiana. Fofi cita alcune figure esemplari della pietas declinata al femminile: le pie donne del Vangelo, Antigone, Simone Weil. Tutte indifferenti alla visibilità pubblica, seguivano soltanto gli spasmi del cuore verso l’aiuto e la giustizia.
Il filosofo Norberto Bobbio considerava quella femminile l’unica rivoluzione riuscita del XX secolo: di fatto la vita di tutte noi sarebbe peggiore se non ci fosse stata. Di mio, ho pensato e sperato a lungo che le donne introducessero una differenza sostanziale nella vita pubblica. Perché sono un soggetto nuovo, la metà del mondo, sulla scena della storia. Non so se sia successo. Se diventerà presidente degli Stati Uniti, forse Hillary Clinton non sarà più compassionevole di Barack Obama. Ma il grande potere ha dinamiche e responsabilità che prescindono dal sesso.
L’influenza delle donne fa la differenza laddove non tutto è sotto i riflettori. È interessante ciò che ha affermato di recente Ada Colau, sindaca di Barcellona da poco più di un anno: «Per decenni la società maschilista e capitalista ha messo al centro il potere, l’accumulazione, i soldi. Penso che oggi ci siano sempre più donne e uomini pronti a mettere al centro la cura».