La speranza oltre le sbarre
Gli ergastolani del carcere aquilano di Sulmona, e i familiari delle vittime dei loro crimini hanno una cosa in comune: il dolore che si porteranno nel cuore per tutta la vita. I primi perché non rivedranno mai la libertà, i secondi perché non riabbracceranno più i loro cari.
È arduo scorgere in tale abisso di dolore una luce di speranza. La tragica fine di un familiare per delitti di sangue, conseguenti ad attività criminali, apre un solco profondo nel cuore delle persone, da cui solo l’attitudine al perdono, forse, può affrancare.
Un solco che interroga anche sul ruolo che la società può avere nel «recupero» di chi è stato condannato all’ergastolo. Chi non uscirà mai dal carcere, è comunque condannato a vivere dietro le sbarre, a confrontarsi ogni giorno con il fardello delle proprie colpe, e con il tempo inesorabile che passa senza che vi sia una prospettiva di vita ulteriore.
Eppure questo libro prova ad accendere una speranza attraverso le testimonianze e le riflessioni di chi ha spento delle vite, ma ha avuto modo di riflettere, di capire, di prendere coscienza, di pentirsi, seppur tardivamente, delle proprie azioni.
I tanti Livatino, Falcone e Borsellino non torneranno, ma se anche uno solo dei loro carnefici si è redento, non sono morti invano.