La vita che sempre riparte
I santi non stanno sempre reclinati sull’inginocchiatoio con accanto il severo teschio ammonitore oppure chiusi in cella a contemplare. San Francesco e sant’Antonio, per esempio, erano uomini di Dio sempre «in uscita». Il loro chiostro era il mondo e oggi userebbero i più rapidi mezzi per correre dove li richiamasse la passione per il Vangelo di Gesù.
Nel giro d’anni 1220-’21 entrambi sono per mare. Francesco rientra dalla Terra Santa lieto per l’incontro col sultano d’Egitto, un po’ rammaricato che Al-Kamil abbia dribblato l’annuncio di Gesù Cristo che tanto gli stava a cuore. Mentre, invece, è molto preoccupato per i suoi frati i quali, in assenza di lui, perdevano di quota evangelica.
Frate Antonio, nel 1221, approda naufrago in Sicilia, con una vita provata dalla malattia e dalla furia della tempesta, una vita «resettata», tutta da ricominciare. Due uomini che, con diversa consapevolezza, fanno i conti con le proprie «delusioni», cercando di non perdere mai la speranza che per il nostro Santo «è attesa dei beni futuri, ed esprime il sentimento dell’umiltà e un’attenta dedizione di sudditanza».
Una «sudditanza» che non è alienazione, ma «obbedienza», cioè ascolto della realtà del proprio esistere e delle circostanze, una «obaudientia, un prestare attenzione» (Antonio) alle suggestioni sorprendenti dello Spirito.
Ricominciare è molto più che un tentativo, è riandare alle domande profonde del cuore per aggiornarvi le mappe. Ed è nuovo inizio: «Il primo giorno è il più bel giorno, e tutto quel che comincia ha una virtù che non si ritrova mai più», ci ricorda Charles Péguy, ed è vero.
A Messina, frate Antonio sente parlare del prossimo Capitolo di Pentecoste ad Assisi, dove tanti frati a lui sconosciuti si incontreranno con frate Francesco, e chi più del Poverello avrebbe potuto dargli «la seconda chiamata» di cui ora aveva bisogno più del pane? Viaggio silenzioso il suo: «Il pensiero deve essere vuoto, in attesa, non cerca alcunché anzi è pronto a ricevere, nella sua nuda verità, l’oggetto in cui sta per entrare» suggerisce Simone Weil.
Mi par di vedere il nostro amico Nicola che ci racconta il cammino di Santiago, quello lungo del Nord della Spagna che parte da Irun, con bagaglio via via più leggero perché tante cose della partenza non servono più mentre per lui è importante arrivare alla meta e trovare il bandolo della propria matassa interiore.
Nicola è un sognatore, non si distrae, non cerca neppure di ammirare il famoso botafumeiro, l’incensiere che percorre e profuma la navata della basilica di Santiago. A Nicola basta godere pienamente il senso di quel cammino incominciato da un mese, che ormai non si fermerà più, e noi lo abbiamo ascoltato a bocca aperta, come i bambini.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!