L’arte del presepe tra tecnica e passione

La tradizione di allestire il presepio in Basilica risale ai primi anni Settanta. Un evento che, nel tempo, non ha perso la sua suggestione. Grazie alla maestria di tre presepisti d’eccezione.
25 Novembre 2009 | di


Msa. Da quanti anni c’è la tradizione del presepe in Basilica?

Zoccarato. La tradizione risale ai primi anni ’70. Io ho collaborato in modo continuativo dal 1977, con fra Claudio Gottardello. Lavoravo alla Casa del pellegrino e, in base al turno di lavoro, dopo aver timbrato il cartellino, venivo qui a «lavorare». All’inizio il presepio si faceva all’interno della Basilica, con tutte le difficoltà di operare con seghe, chiodi e martelli durante le celebrazioni. Da quando la cappella del Sacro Cuore è stata restaurata e dedicata a santa Chiara, ossia dal 1996, lo facciamo qui, nel Chiostro della Magnolia, dentro questa costruzione smontabile, più comoda e ampia. Quando la allestiamo o la smontiamo, partecipano anche alcuni ex allievi del Villaggio sant’Antonio, anche loro con tanta passione per il presepe e per sant’Antonio. Tant’è che quest’anno in soli due giorni siamo riusciti, tutti insieme, a montare l’intera struttura. Un bel record per tutti noi.

Quali tecniche costruttive vengono usate di solito?

Ora lavoriamo molto col polistirolo. In Basilica, in passato, lavoravamo con strutture di legno, abbastanza precarie, coperte col sacco gessato e quindi colorate. Poi siamo passati al poliuretano espanso, comunemente noto come gommapiuma. Col polistirolo lavoriamo decisamente meglio, perché non necessita di sostegni in legno e si lascia lavorare con facilità. In questo presepe utilizziamo circa una cinquantina di metri quadri di polistirolo; le grotte sono realizzate ancora in poliuretano, che ben si presta a ricavare forme irregolari con effetti molto simili alla roccia.

Che ruoli avete nel realizzare il presepe?

Io mi occupo della parte scenografica, seguendo anche i suggerimenti di fra Claudio Filippini. Adriano Bellini cura la parte elettrica e la programmazione del ciclo notte-giorno che ha una durata di circa sette minuti; Danilo Ruzzarin dà una mano a tutti, rappresenta una sorta di preziosissimo jolly senza il quale riusciremmo a fare ben poco. Cominciamo a lavorare al mattino e finiamo quand’è ormai buio, dopo le 18, stanchi e infreddoliti, vista la stagione, ma soddisfatti del nostro lavoro.

Quanto tempo impiegate per allestirlo?

Iniziamo attorno alla prima decade di novembre, per terminare intorno al 23-24 dicembre. Negli ultimi tre giorni, tra l’altro, quando finisco in Basilica, mi spetta un altro «turno» di presepe, nella mia parrocchia. Anche lì in collaborazione, ovviamente.

Come scegliete il tema da rappresentare?

Ogni anno viene individuato un evento diverso da rappresentare all’interno del presepe. Lo scorso Natale, per citare l’ultimo, visto che ricorrevano i 150 anni dalle apparizioni della Madonna a Lourdes, abbiamo ricostruito un modello della Basilica mariana in polistirolo. Di solito io preparo un disegno che fa da canovaccio, aperto alle varianti migliorative che possono emergere in corso d’opera, con grande creatività da parte di tutto il gruppo. Tutti investiamo nell’opera la nostra passione creativa. E quando vediamo il risultato finale ci sentiamo felici e fieri.

Qual è la grande passione del presepista?

Posso parlare per me. Personalmente mi attira molto la cura del particolare da costruire o da installare. Un gatto messo in una certa posizione, una fontana da realizzare per ottenere un certo effetto prospettico, un fiume che scorre, un mulino d’epoca che rende ricca la scena, oppure la scelta di posizionare uno specchio per ampliare la percezione dei panorami di sfondo. In tutto ciò trovo grande soddisfazione.

Vi capita di essere vicini al presepio mentre lo sta guardando il pubblico?

Sì, ci capita e ascoltiamo volentieri i commenti. Dicono che è bello. Quando andiamo a vedere altri presepi, anche migliori del nostro, ci piace notare le differenze di concezione e di realizzazione. In fondo c’è sempre da imparare e, prima di tutto, da apprezzare. È incredibile come lo stesso tema possa essere espresso in modi così diversi, ma tutti sempre attenti e curati fin nei minimi dettagli. I personaggi sono sempre gli stessi, ma per fortuna lo spirito e il clima variano e risentono del gusto dei presepisti.

Anche questo, in fondo, è un aspetto dell’Incarnazione: Gesù prende sul serio la vita e la storia così come sono, con tutte le irriducibili differenze e ricchezze.


Info. Il presepe allestito nel Chiostro della Magnolia della Basilica di sant’Antonio viene aperto ufficialmente la notte di Natale. A conclusione della santa messa di mezzanotte, il celebrante con i fedeli si reca in processione fino al Chiostro dove depone il Bambinello nella mangiatoia e benedice il presepio che viene così aperto al pubblico.

I visitatori vi potranno accedere tutti i giorni, nell’orario di apertura della Basilica (dalle 6.15 alle 18.30) fino al 2 febbraio 2010, giorno in cui si celebra la presentazione di Gesù al tempio.
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017