L'arte di coltivare tanti piccoli semi
Centotrentasette progetti per un totale di 2 milioni e 74 mila euro nel 2003 contro i centoquarantanove progetti per un totale di 2 milioni e 799 mila euro realizzati nel 2002. Il bilancio della Caritas antoniana è meno brillante rispetto agli anni precedenti,logica conseguenza del caro euro e del senso d'incertezza verso il futuro, che caratterizzano questi ultimi mesi. Nonostante tutto, la solidarietà sostenuta dai lettori e dagli amici del Santo mantiene proporzioni notevoli e ha permesso di cambiare la vita di centinaia di famiglie in tutto il mondo.
I Paesi coinvolti sono trentadue. I progetti, quasi tutti studiati per superare le cause di povertà , si concentrano su più filoni: accesso alle cure mediche e all'acqua, promozione della donna, scuola e formazione professionale, progetti agricoli e di allevamento. Accanto a questi, che riconfermano la tradizionale attenzione della solidarietà antoniana per la famiglia e, in particolare, per i più piccoli, appaiono due nuovi filoni: le iniziative di microcredito e quelle di riforestazione. Due segni dei tempi.
Una solidarietà che si evolve
Il microcredito è un'esperienza di sviluppo nata nel 1976 in Bangladesh. Si tratta di un sistema di piccoli prestiti assegnati per lo più alle donne, per avviare piccole attività imprenditoriali. Contrariamente a quanto si era fino ad allora ipotizzato, le donne non solo sanno ben sfruttare questa opportunità ma sono creditori molto affidabili: il 98 per cento restituisce puntualmente il prestito, un dato impensabile per qualsiasi banca di Paese occidentale. Quest'intuizione brillante si è diffusa in tutto il mondo e ha tolto dalla povertà migliaia di donne e, soprattutto, migliaia di bambini che da loro dipendono. In ventisette anni, le esperienze di microcredito hanno sottolineato che proprio la donna, l'anello debole delle società povere, è in realtà la leva per migliorare la vita di intere comunità nel Terzo mondo. Ciò ha di fatto cambiato il modo di concepire l'aiuto allo sviluppo sia a livello delle organizzazioni non governative sia a livello di grandi istituzioni internazionali come l'Onu. Quindi anche la Caritas antoniana ha seguito lo sviluppo dei tempi e ha dedicato due progetti del giugno 2003 alla promozione economica della donna, tramite il microcredito.
Il secondo nuovo filone, la riforestazione, è anch'esso figlio dei cambiamenti epocali. Ormai l'inquinamento e la distruzione dissennata dell'ecosistema sta minacciando la stessa sopravvivenza degli uomini. Nel Terzo mondo questo fenomeno è ancora più evidente. Molte popolazioni non hanno foraggio per il bestiame, né legna per cucinare o costruire le case. La scomparsa delle foreste toglie piante usate per l'alimentazione o la cura delle malattie. Il terreno disboscato diventa arido e improduttivo. Con la foresta se ne vanno anche le antiche culture e il contatto equilibrato che queste avevano con l'ecosistema. Ciò ha portato la Caritas antoniana a ritenere che l'accesso all'acqua, uno degli interventi più tradizionali della sua azione, di per sé non bastasse a eliminare carestie e malattie: occorreva il recupero di una cultura dell'ambiente e, dove possibile, un vero e proprio processo di riforestazione. Caritas antoniana appoggia dunque tutti quei progetti di sviluppo che contengono anche la salvaguardia dell'ambiente e fa un passo in più. Unisce a questi progetti la formazione per un corretto utilizzo dell'acqua con quella che permette un progressivo sviluppo agricolo e dell'allevamento del bestiame.
Questi filoni di impegno riguardano un po' tutti i Paesi coinvolti nella solidarietà antoniana, ma si concentrano in modo particolare nei due continenti più in difficoltà : Africa e Asia. Ogni continente ha però le sue priorità , dettate dalle condizioni economiche e sociali dei rispettivi Paesi. Per esempio, la diffusione di aids e tubercolosi in Africa, rendono impellente la necessità di costruire un sistema sanitario alla portata della povera gente; mentre in Asia l'impegno più massiccio riguarda la formazione professionale delle donne e delle bambine. La discriminazione a cui vengono sottoposte fa sì che le famiglie destinino le risorse ai figli maschi: le bambine non vanno a scuola, non vengono curate né nutrite nel modo adeguato all'età . Le conseguenze sono gravissime: morte precoce, schiavitù economica, abuso sessuale, figli in tenerissima età con un futuro assai incerto all'orizzonte.
Difficile incidere su due problemi così grandi, ma la Caritas antoniana ha in questi anni seminato molto e ora ci sono i primi germogli. In Tanzania, per esempio, stiamo sostenendo una rete sanitaria locale che aiuta il malato di aids a 360 gradi, dall'attenzione psicologica all'alimentazione, dalla cura delle malattie opportunistiche alle possibilità d'inserimento lavorativo. Importanti i progetti per limitare la trasmissione dell'Hiv dalla madre al neonato: i nuovi farmaci contro l'aids vengono dosati e somministrati per brevi periodi. Quanto basta per limitare il rischio al nascituro e allungare la vita della madre. Progetti limitati che, però, sono un esempio da diffondere, perché il beneficio di queste iniziative è molto alto mentre il costo è sostenibile anche da Paesi poveri.
In Asia, e in particolare in India, l'accoglienza e la formazione delle bambine e delle ragazze consente a molte di riprendere il controllo della propria vita e della propria dignità . Non sono rari i casi di ragazze sostenute fino ai gradi più alti degli studi che oggi sono infermiere, maestre o imprenditrici con un proprio business.
Tutto questo grazie a voi, alla vostra voglia di esserci, di aiutarci, di camminarci accanto, nonostante le difficoltà e questo mondo sempre più incerto e sempre più violento. Ci sostiene la sicurezza del vostro appoggio e la consapevolezza che il modo più concreto di costruire la pace è di coltivare tanti piccoli semi.