L’umanità ritrovata

A Monza, poco lontano da Villa Reale, sorge il Paese Ritrovato, borgo progettato, nato e cresciuto per aiutare i malati di Alzheimer.
28 Marzo 2019 | di

A poca distanza dalla stupefacente villa Reale di Monza, residenza storica tra le più belle al mondo, c’è il Paese Ritrovato, borgo progettato, nato e cresciuto per aiutare i malati di Alzheimer (lieve e moderato), a vivere un’esistenza quanto più possibile felice e tranquilla.

Appena varcati i cancelli del Paese Ritrovato, il freddo si sente un po’ meno. La sensazione di calore, infatti, abbraccia chiunque sin dai primi passi nel borgo. È un calore umano, non climatico, ma si percepisce quasi a livello fisico. 

Il Paese Ritrovato è un progetto ambizioso, socialmente utile, creato con l’umiltà e con la tenacia che solo le associazioni di stampo cattolico sanno avere, e allo stesso tempo con la consapevolezza delle difficoltà che può far sorgere. Fiore all’occhiello della cooperativa «La Meridiana», il Paese Ritrovato è un vero e proprio borgo, con case confortevoli e di ultima generazione, bar, teatro e cinema, negozi, una piccola ma graziosa chiesa, una palestra, un parrucchiere e tanto personale qualificato e superspecializzato.

C’è davvero tutto per consentire a donne e uomini colpiti da forme di demenza, di sentirsi ancora parte integrante della società e non un peso. E i numeri sono lì a confermare l’esigenza di luoghi di questo tipo, che aiutino i malati e anche le loro famiglie.

Secondo alcuni dati forniti dalla cooperativa «La Meridiana», infatti, nel 2030 nel mondo le persone che saranno colpite da questa patologia potrebbero essere più di 75 milioni. Nel 2015 erano poco meno di 48 milioni, con la presenza di un nuovo caso ogni 3,5 secondi. Un dato allarmante che dovrebbe far riflettere tutti sulla necessità di strutture di questo tipo.

All’interno del borgo c’è un cinema-teatro, l’Odeon, dove gli ospiti possono assistere a proiezioni cinematografiche e di documentari, spettacoli musicali ed eventi culturali. Un cinema-teatro che nulla ha da invidiare alle strutture multisala presenti un po’ ovunque ormai.

Poi c’è il parrucchiere. Al suo interno un’ospite della struttura, che chiameremo Rosa (nome di fantasia), si sta facendo tagliare i capelli. La parrucchiera (professionista del settore) è stata formata dai responsabili del Paese Ritrovato ed è in grado di gestire al meglio le situazioni che si possono presentare ogni giorno. La sua grazia nel trattare gli ospiti è indescrivibile. Si vede che per lei non è solo una professione volta al profitto. C’è una grande umanità e una gentilezza d’altri tempi.

Chi vive in questo luogo soffre di patologie legate alla demenza e dunque richiede attenzioni particolari: chi lavora qui, deve «saperci fare» alla grande. «Rosa si sta facendo bella» dice la parrucchiera. Rosa annuisce e ridacchia. Si preoccupa di non essere ritratta in foto. Non le piace e lo dice con piglio deciso. «Sta scherzando» dice la parrucchiera. «Lei scherza così. Non è scortesia, anzi». D’altra parte, il rispetto della privacy è inevitabile in questo luogo, anzi, ne garantisce la stessa sopravvivenza.

Le giornate degli ospiti sono scandite da molte attività. Si comincia dal bar, per prendere un caffè. Il barista, Marco Fumagalli, è anche uno dei più esperti tra gli educatori del Paese Ritrovato. Un duplice ruolo, quello di Fumagalli, adorato da tutti gli ospiti e dai colleghi. Si passa poi alla palestra, per tenere allenato anche il fisico, e magari alla «bottega dei mestieri», dove gli specialisti propongono attività, sia di lavoro sia di svago, che favoriscono le abilità manuali e procedurali. 

C’è una segnaletica stradale «vera» al Paese Ritrovato, come quelle che troviamo in città. Un cartello indica la direzione da prendere per raggiungere la Pro loco. Un altro dice da che parte bisogna andare per arrivare alla chiesa. Un altro ancora indirizza verso la bottega, il bar e la palestra. Sembra di essere in una qualsiasi via di un qualsiasi paese e non in un centro per ospiti malati.

 

L’articolo completo, con altre testimonianze, è sul «Messaggero di sant’Antonio» di marzo 2019 e nella corrispondente versione digitale.

Data di aggiornamento: 28 Marzo 2019
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