Mamme al Santo
Aspettare un bambino è una gioia infinita, ma per molte donne è anche un motivo di angoscia: c’è chi teme per l’esito della gravidanza, chi attende trepidante degli esami, chi – e sono tante – spera da anni di diventare madre. Vengono da sant’Antonio, il Santo che fin da piccole hanno visto con il Bambino in braccio, per chiedere, per pregare, per continuare a sperare. Per loro, padre Enzo Poiana, rettore della Basilica, ha istituito dall’anno scorso, in occasione della Giornata della vita, che nel 2008 cade il 3 febbraio, la benedizione delle mamme. Un’iniziativa che ha subito raccolto un inatteso consenso.
Msa. Come è nata questa idea?
Poiana. Tutto è cominciato dalla benedizione dei bambini. Come frati sentivamo l’urgenza dei genitori di mettere sotto la protezione del Santo i loro piccoli. Il 13 giugno non era però la giornata ideale per gestire anche questo momento dedicato ai bambini, così abbiamo pensato di spostarlo al giorno dell’Epifania, quando tutta la Chiesa onora la Santa Infanzia. Quella data diventava anche l’occasione per riscoprire le radici cristiane dell’Epifania, dando rilievo all’arrivo dei Re Magi. Non solo la Befana dunque, ma i tre re venuti da lontano per inginocchiarsi davanti al Bambinello. L’iniziativa è piaciuta ai bambini e ai genitori e ora è un nostro appuntamento fisso.
Come si è passati dai bambini alle mamme?
Ascoltando la gente. Succede molto spesso qui in Basilica che i genitori chiedano ai frati il battesimo per i loro figli, in segno di grazia ricevuta. Ho presente molti episodi commoventi. A ottobre ho celebrato il battesimo del figlio di una giovane coppia: lui aveva subito un grave incidente stradale prima di sposarsi, lei era stata colpita da un virus che comprometteva la fertilità. Vennero in Basilica per chiedere la grazia di un figlio. Erano disperati. Poco dopo lei rimase incinta.
Un’altra coppia, dopo cinque anni di attesa, era venuta a Padova per la fecondazione assistita. Era il 6 giugno e il medico aveva fissato l’appuntamento per il mese successivo. Uscendo dall’ospedale entrambi decisero di fare una passeggiata per allentare la tensione. Pur non essendo praticanti, sentirono il desiderio di entrare in Basilica. Di fronte alla statua di sant’Antonio con il bimbo in braccio, esposta per la tredicina, lei si arrese alla rabbia e alla disperazione. Agitando il pugno gridò: «Perché tu tieni in braccio un bambino e io no?». Il mese successivo, ripresentandosi per le altre analisi all’ospedale di Padova, il medico con aria stupita, disse alla signora: «Lei è incinta!». Terminata la gravidanza, la donna portò suo figlio in Basilica per il battesimo.
Piccoli grandi miracoli, testimonianza dell’amore che questo Santo ha per i bambini e per la famiglia.
Da tanti casi di mamme angosciate è nata allora l’idea della benedizione speciale per le madri e le coppie?
Per la verità l’idea è nata quando ero parroco a Trieste. Le donne incinte venivano a confessarmi le loro ansie e allora io ho iniziato a utilizzare la benedizione prevista nel benedizionale: al termine della messa principale benedicevo tutte le donne incinte. Un gesto che ha portato inattesi frutti: una settimana dopo il parto, i genitori venivano in chiesa con il bambino. Li accoglievo e presentavo il nuovo nato alla comunità.
La gente apprezzava a tal punto che la voce si è sparsa: arrivavano genitori da altre parrocchie. I rispettivi parroci si lamentavano, ma io consigliavo loro: «Fatelo anche voi».
Perché è così importante la benedizione?
Io credo nel valore delle benedizioni. Credo sia importante avere un’attenzione da parte nostra per la maternità. È un bel modo per aiutare le madri che decidono di avere un figlio, mettendole nella condizione di sentire la presenza, la protezione e il ben volere di Dio attraverso la Chiesa. Un gesto che abbiamo voluto estendere, proprio in occasione della Giornata della vita, non solo alle mamme ma a tutte le donne che desiderano avere un figlio pur tra tante difficoltà. Inutile dire che l’anno scorso la risposta ha superato le nostre più rosee aspettative. Non solo sono arrivate molte mamme da tutta Italia, ma tante ci hanno scritto per associarsi a distanza alla benedizione. Ecco che quest’anno, abbiamo previsto di porre ai piedi dell’altare le lettere che ci giungeranno.
Quel giorno noi saremo uniti idealmente a tutte le mamme e a tutte le donne che aspettano la grazia e il dono di un figlio.
Appuntamenti. Le tappe della giornata
Alle 11.00 Santa messa presieduta da padre Enzo Poiana, rettore della Basilica. Al termine, la benedizione e la processione alla Tomba. Chi vuole essere idealmente presente alla benedizione, ma ha impedimenti fisici, può inviare una lettera, che sarà deposta ai piedi dell’altare durante la messa. Inviare a «Giornata per la vita 2008», Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padova o spedire un e-mail a contattaci@santantonio.org sempre specificando l’oggetto.
Luoghi di devozione. Sant’Antonio ad Anzino
Tra i piccoli comuni italiani collegati alla devozione del Santo, Anzino, paese della provincia di Verbania in Piemonte, occupa un posto di rilievo. Fa comune unico con Bannio, da cui è separato dal vallone del torrente Olocchia. Insieme totalizzano circa 600 abitanti. Bellissimo il paesaggio. Sovrastato dal Monte Rosa, Anzino è incastonato nel verde, adagiato su un altopiano degradante a circa 670 metri sul livello del mare, nel cuore della Valle Anzasca. La devozione al Santo si perde nella notte dei tempi e c’è chi dice che sia nata con la fondazione stessa del paese. Grande orgoglio degli abitanti è infatti il santuario di sant’Antonio, meta di pellegrini da tutte le valli vicine dell’Ossola, della Valsesia, del Verbano e del Cusio. Oltre alla Festa della lingua e al 13 giugno, ricorrenze che legano i santuari antoniani, Anzino ha anche una festa antoniana propria, retaggio della sua storia. Pare infatti che i molti anzinesi migrati a Roma per sfuggire alla povertà nel tardo ‘600, avessero ottenuto un buon successo economico dal commercio dei vini. Un successo che vollero condividere con i paesani rimasti in valle e con il loro sant’Antonio, tanto che commissionarono al pittore della famiglia Borghese un quadro per il santuario del paese. La pala, di pregevole fattura, che rappresenta al centro l’apparizione di Gesù bambino a sant’Antonio e intorno i suoi miracoli, fu portata solennemente al paese nel gennaio del 1669. La leggenda narra che all’arrivo del quadro sui campi innevati sbocciarono i gigli. Subito si diffuse la notizia del prodigio e la gente cominciò a venire in pellegrinaggio. Da allora ogni ultima domenica di gennaio il paese celebra sant’Antonio e l’arrivo del suo quadro benedetto. Una festa unica e singolare, nell’arcipelago composito delle tradizioni antoniane nel nostro Paese.