Montréal, città dei mille campanili
Nel declino di fede in Québec, la Chiesa italiana resiste. L’opera dei Padri Serviti, degli Scalabriniani, della Consolata, dei Salesiani e dei sacerdoti diocesani è stata cruciale per preservare una visione religiosa della vita. Se Montréal è conosciuta in tutto il mondo come la «Città dei Mille Campanili», è anche grazie alle parrocchie italiane che, a partire dai primi del Novecento, ne hanno arricchito il formidabile mosaico religioso.
L’opera di evangelizzazione cristiana in Nord America è cominciata già nel 1642 quando il primo missionario gesuita italiano, Francesco Giuseppe Bressani, sbarcò sulle rive del fiume San Lorenzo. Le parrocchie italiane hanno permesso di mantenere i legami con i luoghi d’origine dei migranti, offrendo uno spazio sociale per interagire secondo abitudini consolidate, in una terra, il Québec, per secoli roccaforte del cattolicesimo. Fino alla «Rivoluzione tranquilla» degli anni ‘60 e ’70 del secolo scorso che ha trasformato la Belle Province in avanguardia del laicismo più relativista, anche se le parrocchie e le missioni italiane resistono al vento impetuoso della secolarizzazione. Nonostante la «freddezza» delle ultime generazioni.
«La comunità italiana di Montréal, tramite le sue missioni e parrocchie – osserva padre Giuseppe Fugolo, presidente dei sacerdoti italiani della Diocesi di Montréal – ha tenuto viva la sua fede cristiana e la sua cultura basata sull’importanza della famiglia, del lavoro, soprattutto attraverso la religiosità popolare, fatta di processioni e di devozione ai santi».
Nel 1905 l’arcivescovo di Montréal, monsignor Bruchési, emanò il decreto di edificazione della parrocchia della Madonna del Monte Carmelo, la prima chiesa italiana di Montréal e del Canada. Il palazzo di Lord Dorchester, governatore del Canada dal 1786 al 1796, fu convertito in luogo di culto. La Chiesa di Monte Carmelo, costruita per opera dei Servi di Maria, officiò fino al 1966. Poi, alla luce dell’esodo degli italiani verso nord-est, fu trasferita nel quartiere di St. Leonard. Il 14 ottobre 1910, monsignor Bruchési decretò la costituzione della seconda parrocchia italiana, Madonna della Difesa, nel cuore della Petite Italie di Montréal, famosa soprattutto per gli affreschi del celebre artista Guido Nincheri. Negli anni ’40, una buona parte dei nostri connazionali si stabilì nel quartiere di Ville-Emard, nel sud-ovest di Montréal. Qui, padre Domenico Cianciulli, francescano conventuale, il 5 maggio 1949 annunciò la nascita della nuova parrocchia di San Giovanni Bosco. Con gli italiani di Ville Emard che si trasferirono a Ville LaSalle, qui nel 1970 i Missionari della Consolata edificarono la Missione di Maria Madre dei Cristiani, la cui storia s’intreccia con quella della Missione dell’Annunziata di Lachine. Quest’ultima, sorta per iniziativa dei missionari Scalabriniani, fu costituita nel 1965.
Con la città di Montréal in espansione verso il quartiere di St. Michel, il nuovo arcivescovo, monsignor Léger, decise di fondare altre due parrocchie italiane: Nostra Signora della Consolata, inaugurata nel 1953, e Nostra Signora di Pompei, la prima parrocchia italiana sorta per opera degli Scalabriniani, consacrata nel 1967. Oggi, sempre più giovani italiani frequentano parrocchie di lingua inglese. Come la Missione del Divino Amore di Laval, città a nord di Montréal, costruita dai francesi come «Église de Notre-Dame-des-Écores», e dal 2005 di «statuto italiano» per volontà dell’arcivescovo Turcotte.
Ai Servi di Maria, ai Missionari della Consolata e agli Scalabriniani, si sono infine aggiunti i Salesiani: questi, nel 1967, fondarono la Missione di San Domenico Savio a Ville d’Anjou e, nel 1982, la Missione di Maria Ausiliatrice a Rivière des Prairies.
«La comunità italiana – osserva padre Fugolo – è ancora vicina alle sue chiese, che sono tutt’oggi molto fiorenti rispetto a quelle francofone e anglofone. Molte chiese anglofone sono sostenute dai figli degli italiani immigrati a Montréal, di seconda, terza e quarta generazione: questi sono molto diversi dai loro genitori e nonni. Sul piano religioso, per esempio, non sono tanto interessati alle funzioni liturgiche. Tuttavia, credono alla religione cristiano-cattolica come un valore da trasmettere ai propri figli; una religione che rispetta la libertà di parola, di credo e di espressione. Anche se in tanti sono travolti dal relativismo».
La conferenza dei sacerdoti italiani ha dato vita ad un Istituto di cultura italiana on line, ICIM, che mira a preparare catechisti, lettori, ministri della liturgia, formatori, animatori, genitori, sfruttando le nuove tecniche della comunicazione. Un tentativo per rispondere ai bisogni delle nuove generazioni.