PICCOLE IMPRENDITRICI CRESCONO

Un’associazione di sacerdoti e volontari del luogo, la partecipazione delle donne, l’aiuto finanziario dei lettori del «Messaggero»: sono gli ingredienti di uno dei più efficaci progetti di sviluppo sosostenuto dalla Caritas antoniana negli ultimi anni.
05 Marzo 1999 | di

Diventare attori del proprio sviluppo sembra essere il motto di un'efficace iniziativa che la Caritas antoniana sta sostenendo in India. La richiesta di aiuto giunse al segretario, padre Luciano Massarotto nel dicembre del 1997: un'organizzazione di servizi sociali, la «North Arcot social service society» (NAsss), sorta nel 1989 ad opera di alcuni sacerdoti e volontari del luogo, stava studiando un progetto per risollevare dall'estrema povertà  la popolazione delle colline di Javadi. Si tratta di 15 villaggi tribali sparsi in un territorio di circa 40 chilometri quadrati, confinante a nord con la strada che congiunge Madras, la capitale, alla città  di Bangalore.

Il NAsss aveva studiato l'evoluzione economica e sociale realizzata da una cittadina a 40 chilometri da Madras, Sri Perumbudur, che aveva prodotto un netto aumento della qualità  della vita dei suoi 83 mila abitanti. Cos'era successo? Da circa dieci anni una settantina di villaggi dei dintorni si era via via specializzata in un artigianato molto richiesto dal mercato: la decorazione di stoffe e vestiti con ricami e applicazioni floreali. Le lavoratrici, donne dai 10 ai 50 anni, si riunivano in piccoli gruppi di familiari o di vicini e eseguivano le commesse che un mediatore procacciava recandosi ogni giorno a Bangalore a consegnare le merci già  pronte. Un capo gestiva l'attività , procurava il materiale, e aveva costruito vicino alle povere capanne un edificio aperto, col tetto di frasche, che fungeva da laboratorio. Attualmente le donne, che prima, lavorando nei campi, non riuscivano a raggiungere 25 rupie al giorno, ne guadagnano anche 50 o 100. Il lavoro non è più stagionale ma permette un'entrata per tutto l'anno. Dopo decenni, si può pensare persino al risparmio e non solo alla pura sussistenza. Ma l'effetto più sorprendente è a livello sociale: la donna paria, cioè appartenente alla casta più bassa della società  indiana, impiegata nei lavori di decorazione, non è più l'emarginata di un tempo: ora produce, partecipa alla vita sociale, non è più maltrattata, ha acquistato la sua dignità .

Un modello di sviluppo convincente, nato dal basso, sostenuto dalla gente: perché non allargarlo ad altre zone depresse? La zona delle colline di Jawadi sembra ideale perché riproduce le condizioni della città  di Sri Perumbudur, prima dell'avvio dell'attività  artigianale. Le possibilità  di lavoro sono limitate alla stagione delle piogge; per sbarcare il lunario le donne coltivano il grano con metodi primitivi. Se lavorano, vengono pagate molto meno degli uomini e nessuno scommetterebbe sulla loro capacità  di crearsi un'attività  in proprio. La povertà  costringe 80 bambini su cento ad abbandonare la scuola per andare nella foresta a raccogliere legna che trasportano sulla testa e vendono in cambio di pochi spiccioli. Altri fanno i pastori o accudiscono i fratelli minori. Anche per gli uomini non va meglio, alcuni di loro raccolgono di frodo il legno del sandalo per guadagnare qualcosa. Una volta presi, vengono puniti brutalmente con danni irreversibili alle mani e alle gambe, mentre i grandi contrabbandieri la fanno sempre franca.

Il NAsss si propone di trasmettere ai giovani delle colline di Jawadi l'esperienza di lavoro e di produzione di Sri Perumbudur. Il progetto prevede tre fasi. La prima è la più impegnativa perché accanto ai costi dell'attività  formativa bisogna affiancare quelli per la costruzione di un centro di formazione a Jamunamarathur, il villaggio più importante delle colline di Jawadi, e per l'acquisto dei telai e del materiale che serve per avviare la produzione. In questa prima fase, due gruppi di 15 ragazzi impareranno per tre mesi il mestiere in un centro di produzione in piena attività . Del primo gruppo non possono far parte le ragazze perché la cultura del luogo non permetterebbe loro un distacco tanto lungo dalle famiglie. Tornati a casa, i ragazzi riceveranno una formazione più avanzata, mentre trasmetteranno alle ragazze ciò che hanno appreso fino a quel momento. Nello stesso tempo si procederà  alla formazione di un capo area per la gestione della futura attività .

Nella seconda e terza fase i ragazzi dei primi due gruppi inizieranno il lavoro formando piccole cooperative, mentre il NAsss aiuterà  il giovane capo area a gestire gli ordini e la vendita dei capi finiti. In questo secondo anno sarà  formato un altro capo area, mentre le apprendiste saranno tutte ragazze e donne.

Tutto questo era già  sulla carta quando la Caritas antoniana decise di finanziare interamente la prima fase del progetto. Qualche mese dopo furono inviati 50 milioni e solo da qualche giorno sappiamo come è andata a finire. Nell'ultima lettera Thomas Pothakamury, direttore del programma, inviandoci alcune foto, scrive: «Il centro è finalmente pronto! Il giorno dell'inaugurazione, avvenuta il 30 novembre, è stata una festa. L'entusiasmo della gente e il vostro aiuto ci hanno motivato molto. Attualmente 40 ragazze stanno frequentando il corso di formazione e il centro da voi costruito sta diventando un crocevia di iniziative, di corsi, di esperienze formative per i nostri giovani. Vi assicuriamo che ogni centesimo del denaro che ci avete inviato è stato totalmente usato per lo sviluppo dei poveri, guidati dal pensiero che quanto voi ci mandavate era il frutto della generosità  di tanta gente che si è privata del suo per dare a noi una possibilità . Per questo davvero vi siamo riconoscenti».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017