Ritorno in Africa
Ruanda, luglio 1994. Sono passati tre mesi dall’inizio del genocidio che ha coinvolto le due maggiori etnie del Paese, gli hutu e i tutsi. L’odore di morte appesta l’aria, i cadaveri ancora giacciono ammassati nei luoghi pubblici, tra cui scuole e chiese. Più tardi si saprà che sono morte tra le 800 mila e il milione di persone in soli cento giorni, circa 5 vittime ogni minuto. Una delle più grandi barbarie della storia dell’umanità, perpetrata con lucida crudeltà tra fratelli e vicini di casa, usando machete e mazze chiodate. Uno sterminio provocato dall’odio etnico ma fomentato da interessi stranieri, avvenuto nella più totale indifferenza dell’opinione pubblica mondiale. Ma per i sopravvissuti nulla sarà più come prima. Suor Veronique e le sue dodici consorelle, giovani carmelitane sui 30 anni, sono anch’esse vittime di questo inferno: sono scampate al massacro per miracolo, ma il carmelo è distrutto e i loro famigliari sono stati trucidati. Troppo dolore per riuscire a scorgere luce per se stesse e per gli altri, troppa miseria e distruzione per capire da che parte ricominciare. Accettano di rifugiarsi in Francia, nella diocesi di Arres, in attesa di ritrovare pace e aiuti per ritornare a essere speranza nella loro Africa.
Un sogno che si compie solo sei anni dopo, nel maggio del 2000, quando il vescovo di Yamoussoukro, in Costa d’Avorio, città famosa per la presenza di una chiesa che riproduce in piccolo la Basilica di San Pietro a Roma, le richiama in Africa per una nuova opera. La missione non è facile, il monastero sorgerà nell’entroterra, a Logbakro, quasi 12 chilometri da Yamoussoukro, in piena zona arida, dove non piove per la maggior parte dell’anno. Un po’ più a nord, al confine con il Burkina Faso, c’è il deserto.
Logbakro ha circa 10 mila abitanti, per la maggior parte contadini che vivono di agricoltura di sussistenza. La mancanza d’acqua e gli scarsi raccolti non sono l’unica causa della povertà estrema in cui versa la gente; grande peso ha avuto la guerra civile che è durata cinque lunghi anni, spaccando in due il Paese e devastando la sua economia. Ancor oggi la ripresa fatica a decollare, perché sotto la facciata degli accordi di pace bruciano ancora fermenti di guerra. Il tasso di natalità è molto elevato ma qui i bambini muoiono a centinaia, soprattutto a causa della malaria e di una specie di lebbra, l’ulcera del buruli.
In questa landa desolata, le tredici suore trovano la prima benedizione: «La gente ci ha accolto con gioia – afferma suor Veronique –. Pur essendo per il 90 per cento di religione animista o non cristiana, ci hanno donato cinque ettari di terra per costruire il monastero. È stato molto toccante. Con loro adesso condividiamo la vita e le difficoltà».
All’inizio tutto sembra andare a gonfie vele. «La comunità carmelitana francese e alcuni benefattori – racconta suor Veronique – ci hanno offerto un consistente contributo per la costruzione del carmelo. Grazie a queste risorse abbiamo anche scavato un pozzo e costruito una cisterna di 3 metri cubi per stivare l’acqua potabile proveniente dalla città di Yamoussoukro. Intorno al pozzo abbiamo piantato ortaggi e alberi da frutto». Molte persone vengono ad attingere acqua dal pozzo delle suore, risparmiando ore di cammino, e alcuni contadini da qualche tempo hanno iniziato a lavorare nell’orto delle religiose, ricavando uno stipendio per i bisogni delle loro numerose famiglie. «Al monastero – spiega suor Veronique – con l’aiuto della gente produciamo anche marmellate e piccoli oggetti di artigianato. Ciò consente di arrotondare i magri guadagni di tutti noi e d’insegnare alcuni mestieri».
Nell’estate del 2007 iniziano i problemi: «Il pozzo si sta prosciugando – scrive suor Veronique nella lettera in cui chiede aiuto a Caritas Antoniana, tramite una nostra referente in Costa d’Avorio –, e l’unica soluzione è comprare acqua da Yamoussoukro per riempire la cisterna, ma è un lusso che non ci potremo permettere a lungo e che comunque non basterebbe a soddisfare le esigenze primarie nostre e della gente. Per noi è vitale scavare un nuovo pozzo e creare un piccolo acquedotto che porti l’acqua in diversi punti del paese, in modo che le persone possano accedere all’acqua con maggior facilità, sia per gli usi domestici che per innaffiare i campi, unica risorsa di sopravvivenza. Per questo è urgente che la provvidenza ci aiuti attraverso le mani e il cuore di uomini di buona volontà. Non sappiamo più a quale porta bussare».
E invece bussano alla porta giusta: il consiglio di Caritas Antoniana approva con urgenza il progetto, per un totale di 24 mila euro. Un anno dopo il pozzo e il piccolo acquedotto sono una realtà. Suor Veronique è entusiasta. «Il primo agosto 2008 è venuto l’ingegnere della Regione per il collaudo. L’acqua è sgorgata copiosa ininterrottamente per ben dodici ore di fila. Una benedizione! La gente mi ha chiesto di ringraziarvi ed è venuta qui alla missione per testimoniarlo». L’anziano Yao è felice perché quest’anno ha potuto irrigare bene il suo campo e il suo raccolto di igname (una radice molto usata nella zona) è stato molto buono. Ndri, un bambino di 8 anni, ci metteva ore per procurare l’acqua alla famiglia, mentre adesso rincasa velocemente e riesce così ad aiutare sua madre in altri lavori. Kouamè, il fabbricante di mattoni, si procurava l’acqua per il suo lavoro risalendo la montagna. Oggi ce l’ha a portata di mano e riesce a costruire in un giorno il numero di mattoni che avrebbe realizzato in una settimana. «La gente passa alla fontana per rinfrescarsi dopo il lavoro nei campi – continua suor Veronique –, e i bambini sono visibilmente più puliti perché ora è possibile anche lavare con facilità i vestiti e le stoviglie. Semplici accortezze che da queste parti salvano la vita, perché allontanano le epidemie. La vostra generosità ha migliorato le condizioni di vita della mia gente.
Vi mandiamo un immenso grazie che sgorga dai nostri cuori».
il progetto in breve
➜ Costruzione: pozzo e piccolo acquedotto che serve più fontane nel paese
➜ Beneficiari: 10 mila abitanti
➜ Periodo: agosto 2007 - agosto 2008
➜ Costo: 24 mila euro