Tra gli ultimi, con i missionari

Tanti microprogetti nella stessa zona per eliminare più cause di povertà e aiutare i più deboli. È una delle linee guida della Caritas antoniana, quando trova sul territorio missionari e associazioni laiche affidabili e capaci di organizzare concrete azio
01 Luglio 2001 | di

Ndola. Un ostello per ragazze handicappate

La Leonard Cheshire Home è l`€™unica istituzione in Zambia che si prenda cura delle ragazze handicappate al di sopra dei 14 anni. Si trova a Ndola, la seconda città  del paese, ed è amministrata da volontari laici del luogo. Tutte le attività  sono, però, gestite dalle suore missionarie di Assisi.

Oggi l`€™istituzione accoglie 35 ragazze dai 15 ai 35 anni con gravi handicap e prive di mezzi. Molte non sono mai andate a scuola e, senza l`€™aiuto delle suore, sarebbero destinate all`€™emarginazione e alla povertà . Dalle suore missionarie trovano amore e la concreta possibilità  di recuperare l`€™autonomia fisica ed economica. La preparazione è completa: istruzione di base e poi, corsi di taglio e cucito, di maglieria, di ricamo ma anche nozioni di igiene, salute ed economia domestica. Accanto alle lezioni, c`€™è poi il lento e spesso doloroso recupero fisico, fatto di operazioni chirurgiche ed estenuanti esercizi riabilitativi. Poi il premio: una vita nuova oltre il portone della Leonard Cheshire.

Ed è in questo momento che spesso sorgono le difficoltà : "Molte ragazze `€“ spiega suor Ilaria De Siato, responsabile della casa `€“ provengono da villaggi all`€™interno della foresta, ai quali tornano dopo essere state da noi. Per poter lavorare dovrebbero invece rimanere a Ndola, ma un alloggio in città  è costoso e difficile da trovare. Noi non siamo in grado di accoglierle per un tempo indefinito perché altre ragazze hanno bisogno del nostro aiuto. In questo modo, però, sfumano i nostri sforzi di renderle indipendenti. Per questo abbiamo pensato di costruire un ostello che assicuri loro vicinanza al lavoro e ai servizi".

Quando suor Ilaria ci ha scritto per chiedere un aiuto, le suore avevano già  ottenuto un terreno dallo Stato e raccolto una trentina di milioni. La prima fase del progetto prevedeva la costruzione di otto camere, di un refettorio e una piccola sala riunioni. Le suore avevano fretta perché l`€™alta inflazione giorno dopo giorno erodeva il piccolo gruzzolo, e il denaro che già  possedevano non era sufficiente per iniziare i lavori. Nel luglio del 1999, la Caritas antoniana ha inviato 25 milioni di lire, per contribuire alla costruzione del perimetro esterno dell`€™ostello, parte essenziale di tutto l`€™edificio e del futuro ampliamento. Ora, grazie al nostro aiuto, le suore hanno potuto completare la costruzione e aprirla alle prime cinque ragazze.

Contributo: 25 milioni

 

Ndola. Acquisto di 48 protesi ortopediche

Alle suore della Leonard sono stati assegnati anche 6 milioni e 300mila lire per l`€™acquisto di 48 protesi ortopediche. Un costo esiguo, perché le protesi vengono costruite a Ndola, invece di essere importate. "Questo progetto nel progetto `€“ spiega padre Luciano Massarotto, responsabile della Caritas antoniana `€“ è nato in un secondo momento, in seguito a una mia visita alla Leonard. Vedevo che molte ragazze, prive degli arti inferiori, avevano al posto delle gambe, pesanti e rigide impalcature di ferro. Insomma le "gabbie di tondini", usate per l`€™edilizia. Faticavano a muoversi perché il peso da trascinare era notevole. Non potevano neppure sedersi comodamente: quelle protesi improvvisate rimanevano sospese perché prive di articolazione". Oggi, grazie a questo piccolo intervento, 48 ragazze hanno una vita più normale e autonoma.

Contributo: 6 milioni e 300mila lire

KABOMPO. Medicine per l`€™ospedale

Grazie al contatto con le suore missionarie di Assisi, riusciamo a dare sollievo ai ricoverati dell`€™ospedale di Kabompo, situato nell`€™omonimo distretto rurale, nel nord-ovest dello Zambia. Arrivare lì è difficilissimo: la prima strada asfaltata si trova a 370 chilometri di distanza. Eppure l`€™ospedale di Kabompo è considerato il più importante della zona. La gente arriva anche da 140 chilometri di distanza, ma a Kabompo non ha parenti e quindi nessuna possibilità  che qualcuno porti da mangiare o fornisca la biancheria. L`€™ospedale può offrire solo un pasto al giorno. In genere polenta con verdure. Molti ammalati hanno l`€™aids o la tubercolosi e passano giorni interi senza cibo e senza medicine.

A bussare alla porta della Caritas antoniana è stata suor Dorothy Lungu, infermiera in quell`€™ospedale dal 1998. La sua lettera era piena di dolore: "La situazione all`€™ospedale sta peggiorando. La povera gente non è in grado di pagare la tassa per il ricovero. La mortalità  aumenta. I pochi che riescono a pagare, spesso ritornano a casa senza essere stati curati perché non ci sono farmaci. Alcuni di loro, per disperazione, comprano un qualsiasi medicinale al mercato nero per poi tornare all`€™ospedale con complicazioni gravi. Non ci sono più letti. Molti malati dormono sul pavimento, coprendosi con pezzi di stoffa che si portano da casa. Non ci sono aghi, siringhe, cotone idrofilo e fasce. Se riusciamo ad avere siringhe, ne diamo una per paziente e la stessa deve durare per tutta la cura. Ho paura di fare più male che bene a queste persone. Vi prego, aiutatemi".

Era il settembre del 1999. Da allora l`€™ospedale di Kabompo è nella nota spese permanenti della Caritas antoniana: 20 milioni all`€™anno. Un toccasana. Ora le lettere di suor Dorothy cantano speranza: "La storia dei pazienti che ritornano a casa senza cure, appartiene al passato. Vedo gente, che arriva all`€™ospedale con la morte in faccia, andarsene da qui con le proprie gambe. Molti poveri, grazie a voi, possono sopravvivere. Sono sicura che vi ricordano nelle loro preghiere".

Contributo: 20 milioni all`€™anno

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017