Tuttisanti insieme
Ha certamente colpito l`immensa folla, oltre duecentomila persone, che ha gremito piazza san Pietro il giorno in cui, in periodi diversi, Giovanni Paolo II ha proclamato, nella solennità del rito, la santita di padre Pio da Pietrelcina (1887-1968) e di José Maria Escrivà de Balaguer (1902-1975), due cristiani che, percorrendo strade diverse, hanno testimoniato fino in fondo la scelta radicale del Vangelo.
Padre Pio, che definiva se stesso «un frate che prega», è il santo soprattutto della gente semplice, affascinata da quello che di misterioso e grande succedeva in lui e fuori di lui: quelle messe prolungate che egli celebrava con il volto trasfigurato, gli occhi accesi, il corpo rapito oltre il tempo e lo spazio, le stimmate, i miracoli, la capacità di leggere nei cuori della gente, di scuoterla, di metterla in crisi e convertirla. È, insomma, il santo del rapporto intimo, mistico, con Dio, come elemento essenziale per una vita radicata nell`amore.
E, fuori di lui, le iniziative di carità , frutto del suo grande amore per il prossimo, soprattutto sofferente, concretizzatesi nella Casa Sollievo della sofferenza, diventata uno degli ospedali meglio attrezzati in un Meridione dove spesso la Sanità lascia a desiderare.
L`eccezionalità della vita, per cui è tanto amato dal popolo, gli è stata anche fonte di guai e di equivoci che hanno reso difficile il cammino della dichiarazione della sua santità .
José Maria Escrivà de Balaguer trova, invece, i suoi estimatori in altri e precisi settori, cioè tra gli intellettuali, gli uomini che hanno responsabilità nella vita civile, politica e degli affari. Per loro, José Maria, che nel 1935 s`era fatto prete, aveva fondato l`Opus Dei, un`associazione dove potessero trovare sostegno per realizzare una convinzione in lui radicata: che tutti i cristiani, pur essendo immersi nelle occupazioni materiali, possono raggiungere la santità e che nello svolgimento del proprio lavoro tutti possono vivere la piena dedizione a Dio e farsi promotori di apostolato tra i fratelli.
Anche chi, per necessità , deve ogni giorno affondare la mani nella materialità , se lo fa con lo spirito giusto, contribuisce a costruire per sé e per gli altri il regno di Dio, che quaggiù ha i suoi «segni» nella giustizia, nell`amore solidale con tutti, in particolare con i poveri, con gli ultimi, nel rispetto della dignità di ogni uomo... E si fa santo.
Non è necessario rinchiudersi tra le mura di un monastero per percorrere la via della santità : «monastero» è la casa dove si vive, il luogo di lavoro, la città , il Paese con tutte le loro contraddizioni e ambiguità .
Di ciò è profondamente convinto Giovanni Paolo II. Egli ha elevato agli onori degli altari un numero così strepitoso di fedeli (oltre duemila, più degli altri Papi insieme), provenienti dalla esperienze più diverse. infittendo l`elenco di quelli che l`1 di novembre ricordiamo nella liturgia. Non lo ha fatto certo ` come qualcuno maligna ` per una questione di «immagine», per ridestare l`attenzione su una Chiesa per altri versi in difficoltà . Lo ha fatto per dimostrare che c`è più santità sotto le stelle, parafrasando Amleto, di quanto non immagini la nostra filosofia. Per ricordarci che siamo, come scrive san Pietro, un popolo santo, gens sancta, reso tale dall`amore di Dio, morto per riscattarci dal peccato. Solo l`egoismo crasso e spensierato che trasuda ogni giorno dai giornali e dalla televisione può indurci a credere che la santità sia estinta. Non è così. I santi sono tra noi, alcuni hanno raggiunto la casa del Padre, altri sono ancora in mezzo a noi e la loro vita è santità : una meta che tutti possono raggiungere, partendo da ogni condizione di vita: dal religioso al laico, dal consacrato allo sposato, dal ricco al povero, allo zingaro... La condizione indispensabile per essere santi è il fare bene le semplici cose di ogni giorno, avendo il cuore immerso nell`amore di Dio.
Forse fuori dalla santità ci siamo solo noi ` io e voi, cari lettori `. Però, quel briciolo di fede e di buona volontà che i santi ci hanno infuso, ci dà la certezza che già «tutti» siamo dei loro. E domani, o dopodomani («Se questi e queste, perché non io?», esclamava sant`Agostino) anch`io.