Un cappellano laico nel braccio della morte
Dale Racinella, avvocato italo-americano in visita alla basilica del Santo, ci ha raccontato la sua esperienza di cappellano laico tra i 365 condannati nel braccio della morte in Florida, Stati Uniti.
Quando ha iniziato a prendersi cura delle persone condannate a morte?
Sono cappellano carcerario dal 1990. Prima di allora ero volontario di strada per assistere la gente colpita dall'aids. Un cappellano battista un giorno mi chiamò dicendomi che aveva più di duemila persone da seguire in prigione, il 30-40 per cento delle quali aveva l'aids. Nel 1996 ho studiato teologia a Roma. Lì ho frequentato anche la Comunità di sant'Egidio per capire come i laici possano vivere la loro fede in questa cultura moderna. Nel 1998, ritornando in Florida dopo gli studi, il sacerdote che mi seguiva e lavorava nel braccio della morte andò in pensione. È toccato a me sostituirlo. Sono sette anni che svolgo questo particolare servizio per la mia diocesi.
In cosa consiste il suo impegno per queste persone?
Io vado cella per cella lungo il braccio della morte ad assistere i condannati a morte, sotto la supervisione di un altro sacerdote e del mio vescovo. Porto loro la comunione. Gliela porgo passandola per una piccola feritoia di una solida porta d'acciaio e ognuno sta inginocchiato sul pavimento di cemento del carcere. Il giorno dell'esecuzione passo le ultime cinque ore di fronte alla cella dove il condannato attende di essere accompagnato alla camera della morte. Il mio servizio è anzitutto un ministero di presenza e di trasparenza nel difendere i diritti umani di base di questi condannati, come degli altri 82 mila carcerati delle prigioni statali della Florida. Sono testimone per la mia diocesi di come sono trattati tutti i prigionieri, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa. Io non lavoro come avvocato in prigione. Io sono un uomo di fede che serve i prigionieri dal punto di vista della fede.
Cosa prova nel vedere uccidere un uomo?
È un'esperienza drammatica. Fino a un'ora prima dell'iniezione letale, abbiamo letto insieme la Scrittura, parlato della sua famiglia e delle cose più normali della vita. Poi un uomo perfettamente sano viene messo a morte da altri uomini. È un'esperienza veramente difficile da superare. Mia moglie, che è psicologa e mi aiuta nel mio ministero, mi sostiene ricordandomi che noi siamo polvere e che la forza per guarire da tutto questo ci viene solo da Gesù. Mi ci vogliono comunque mesi per superare l'esperienza di veder uccidere un uomo di fronte a me, assolutamente impotente.
Com'è la situazione negli Usa circa la pena di morte?
Le cose stanno cambiando. Dal 1985 le persone che sostengono la pena di morte sono calate dall'85 al 60 per cento. Ora l'obiettivo è arrivare al 40. Sta crescendo la sensibilità verso l'ergastolo invece della pena capitale. Per la società l'importante è sapersi protetta. Non è necessario uccidere un uomo. In questo, molto peso hanno le giurie popolari che in diversi stati possono optare tra la condanna a morte o l'ergastolo. Dunque occorre far crescere la coscienza popolare. Peraltro, il numero delle esecuzioni sta calando. Questo è un segnale importante. Solo in Florida siamo passati da cinquantadue esecuzioni medie all'anno alle nove attuali.
Perché gli Usa hanno la pena di morte?
Io sono anche un ricercatore. Me lo sono chiesto anch'io perché ci sia la pena di morte in America. Ho trovato che nella Bible belt, ovvero in quel gruppo di Stati dove abitano prevalentemente cristiani battisti, si compie l'87 per cento delle esecuzioni. Questo perché la Sacra Scrittura è mal interpretata. L'Antico Testamento prevede la pena di morte, ma poi è venuto Gesù a parlare di amore, di perdono.
E che fine fa il Vangelo dentro questa mentalità ?
Bisogna spiegare ai cristiani della Bible belt che cosa veramente dice la Bibbia, Vangelo incluso! A partire dalla formazione dei pastori nei seminari, aiutandoli a capire che non si può sostenere la pena di morte appellandosi alla Bibbia. È il lavoro che ho fatto in questi ultimi anni, mettendo insieme studi biblici, storia, statistiche e leggi sulla pena di morte. Il tutto pubblicato in un libro appena apparso negli Usa lo scorso dicembre.
Per quali ragioni è contro la pena di morte?
Una in particolare, ed è una ragione umana: mia moglie e io andiamo anche dalle famiglie delle vittime degli omicidi. Li aiutiamo a percepire che anche i condannati a morte hanno una famiglia, molte volte con figli. Il dolore e la perdita sono gli stessi, sia per chi è stato ucciso illegalmente che legalmente. Perché creare nuove vittime se la società si può difendere senza uccidere altre vite? Uccidere altre vite è una nuova ingiustizia. E di certo, `¦non in nome mio.
Trae ispirazione da sant'Antonio nella sua azione contro la pena di morte?
Sant'Antonio e il suo carisma francescano hanno sempre ispirato me e mia moglie, sin dagli inizi. Il miracolo che più ci è caro è il miracolo della mula che s'inginocchia di fronte all'Eucaristia.