Un lavoro in proprio per salvarsi la vita
Sono tutti figli di contadini poveri senza terra, sfrattati dai grandi proprietari, arrivati in città per trovare lavoro. Vivono spesso con la sola madre e tre o più fratelli, in baracche di legno e fango, senza servizi. Pochi e saltuari i lavori disponibili: facchini nei mercati, giardinieri, domestici, ambulanti. «Quando sono arrivato in Brasile, il 43 per cento dei brasiliani viveva in città – ricorda padre Luigi –, oggi la percentuale è salita all’80. C’è un urbanizzazione selvaggia, che alimenta la violenza e la criminalità». Assalti, sequestri e furti sono all’ordine del giorno. Per i ragazzi senza educazione e senza lavoro l’unica strada resta il crimine.
L’opera inizia nel 1975. «All’epoca una nostra ricerca rilevava che circa 800 ragazzi di Limoeiro non erano mai andati a scuola. Per recuperarli ne abbiamo aperta una noi». Poi il governo offre l’istruzione gratuita e il Centro si riconverte in un doposcuola accogliente e familiare che opera ancora oggi: «Questi ragazzi appartengono a famiglie disgregate, incapaci di educare non solo perché povere ma anche perché prive esse stesse di punti di riferimento. Ciò di cui hanno più bisogno è l’esperienza dell’affetto gratuito e della vita in famiglia».
Al Centro i ragazzi trovano un bagno caldo, un pasto sostanzioso, l’aiuto a fare i compiti. Ma il vero nutrimento sta nello stile d’accoglienza: «Qui le porte sono sempre aperte. I ragazzi entrano come a casa loro, sono coinvolti in tutto, sparecchiano, lavano i piatti. C’è un clima affettuoso e sereno, garantito dalla direttrice, Silvia, che trent’anni fa era una di loro. Siamo come una famiglia».
E come una vera famiglia il Centro segue i suoi figli fino alla completa autonomia. «Dopo alcuni anni di servizio, ci siamo accorti – ricorda padre Cecchin –, che i ragazzi, finita la scuola dell’obbligo, perdevano d’improvviso tutti i punti di riferimento, non avevano accesso alla formazione professionale né potevano aspirare a un lavoro. Una condizione rischiosissima in un’età delicata, che li esponeva al richiamo della strada». Nel 1982, il Centro organizza per la prima volta i corsi di formazione professionali. Oggi ci sono sette specializzazioni: falegnameria, saldatore, tornitore, elettrotecnica, informatica, taglio e cucito e serigrafia. Eccezionali i risultati. «I nostri alunni sono richiesti non solo perché conoscono un lavoro, ma perché sono puntuali, fedeli alla parola data, rispettosi verso le persone. Alcuni sono riusciti addirittura a crerasi una piccola impresa».
Costruttori di futuro
E proprio per promuovere fino in fondo l’autonomia dei suoi ragazzi don Luigi ha accettato l’ennesima sfida coinvolgendo questa volta la Caritas Antoniana e i suoi sostenitori: la creazione di una piccola impresa artigiana. «È fondamentale in questa fase passare dalla formazione alla promozione del lavoro autonomo. Per questo abbiamo costruito un capannone e avviato la produzione di sedie e tavoli di legno e ferro, i più richiesti dalle amministrazioni pubbliche, con le quali abbiamo già dei contratti. Ciò consentirà ai ragazzi di lavorare da subito e apprendere la fatica ma anche il piacere di guadagnare onestamente il pane quotidiano e al nostro Centro di avere delle entrate per affrontare le tante spese».
Il Centro infatti è diventato nel tempo una grande realtà, un sistema di servizi, riconosciuto dalle autorità, che oggi accoglie e segue circa 800 bambini e ragazzi dai 3 ai 20 anni. Esso è ormai il cuore pulsante di una comunità, che lo sostiene con tutti i mezzi: «La gente ci dà quello che ha; spesso è solo un sacchetto di farina, tre pere, delle uova, ma ha un valore inestimabile. È il segno di un cambiamento». Gli adulti hanno capito che dal futuro dei figli dipende anche il riscatto della loro vita. Da cosa è nata cosa: e ora i contadini s’incontrano nella sala parrocchiale e si è arrivati a comprare persino un campo comunitario. «Se noi vogliamo davvero fare il bene dei poveri – conclude don Luigi – smettiamola di presentarli sempre come disperati e senza iniziativa. Accendiamo una scintilla e lasciamo che cresca secondo il loro stile e la loro cultura. Perché il dono non sia solo elemosina ma impegno di vita, dobbiamo partire dagli occhi e dal cuore di Cristo, che è venuto a salvare l’uomo e a collocarlo dove il progetto di Dio l’ha pensato da sempre».
Info
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. Il progetto in breve
➜ Cosa: Contributo costruzione di un capannone per l’avvio di una microimpresa artigiana
➜ Dove: Limoeiro, stato del Pernambuco, Brasile
➜ Quando: settembre 2006 - settembre 2007
➜ Quanto: 10 mila euro