Un risciò per sopravvivere
Fra Thanam Marredy aveva un cruccio. Da quando era diventato responsabile dell`educazione dei bambini poveri della diocesi di Vijayawada, nella regione dell`Andra Pradesh, in India, sperimentava la fatica di trattenerli a scuola. Gli scappavano come pesci da una rete bucata. E questa rete, lui, non riusciva proprio a rammendarla. Difficile affrontare il mare periglioso che risucchiava i suoi piccoli: l`estrema povertà dei genitori e il loro appartenere alla casta più bassa, quella dei paria, dei nati senza diritti e senza libertà . Un`appartenenza che era un destino, deciso ineluttabilmente dalla rigida struttura della società indiana, vecchia duemila e cinquecento anni.
Fu così che fra Thanam fece come Davide contro Golia. Cercò il punto debole di questa montagna d`ingiustizia e vi diresse il dardo: «Constatando che quasi tutti i bambini che frequentavano la nostra scuola elementare di Taylorpeta erano figli di guidatori di risciò (biciclette a tre ruote con funzione di taxi) ` ricorda fra Thanam `, mi resi conto che per aiutare i figli bisognava partire dai padri. Infatti il risciò non era di loro proprietà ed essi erano costretti a prenderlo in affitto in cambio del cinquanta per cento del guadagno giornaliero». Il ricavato permetteva a stento la sopravvivenza. Figuriamoci se la giusta alimentazione, la salute, la scuola potevano avere un peso di fronte alla necessità di sbarcare il lunario giorno per giorno. Donare il risciò poteva essere la soluzione. Ed, infatti, lo fu.
«Da un`indagine sul territorio ` afferma fra Thanam `, ricavai che almeno cento papà avevano estremo bisogno di aiuto. Mi informai presso le ditte costruttrici e riuscii a spuntare il prezzo di 125 dollari per risciò». Ma per aiutare tutti ce ne volevano 12 mila e cinquecento, circa 25 milioni di lire con il cambio del dollaro del tempo. Una cifra insostenibile per la diocesi di Vijayawada, ma che dava ai lettori del «Messaggero» la possibilità di cambiare la vita di cento famiglie con un contributo piuttosto modesto.
La proposta di progetto giunse alla Caritas antoniana il 30 marzo del 2000. Nel luglio dello stesso anno, i soldi erano già nelle mani di fra Thanam. Il 23 marzo del 2001 lui stesso ci scriveva dicendo che la fabbrica aveva costruito i risciò in tre tornate e che questi erano già stati solennemente consegnati ai poveri durante una grande funzione, davanti alla cattedrale di St. Peter, la sua parrocchia.
Indescrivibile la gioia delle famiglie. I frutti non si fecero attendere. «Molti ` scrive fra Thanam `, venivano a ringraziare perché per la prima volta riuscivano davvero a mantenere le famiglie; altri mi dicevano di aver potuto comprare cibo e vestiti grazie al vostro aiuto; altri ancora, di religione induista, mi venivano a chiedere perché un Dio di un`altra religione si fosse ricordato proprio di loro. Un momento di riscatto che ricorderemo per sempre».