Una pietra d’inciampo per p. Placido Cortese
«A Padova abitava p. Placido Cortese nato 1907 arrestato 8.10.1944 incarcerato Trieste sede Gestapo assassinato 15.11.1944». Recita così la scritta incisa sulla pietra d’inciampo che giovedì 21 gennaio è stata inaugurata a due passi dalla Basilica di sant’Antonio, tra piazza del Santo e l’angolo con via Orto Botanico. Realizzata dall’artista Gunter Demnig, la targa è un ricordo di padre Placido Cortese, frate del Santo e direttore del «Messaggero di sant’Antonio» durante la Seconda guerra mondiale che venne trucidato dalla Gestapo. La sua «colpa»: aver coordinato le operazioni di salvataggio di centinaia di ebrei, soldati alleati e civili perseguitati dalla furia nazista. Impegno che, in breve tempo, lo rese principale riferimento nel Padovano del «Fra.Ma», organizzazione clandestina sorta durante la Resistenza e guidata da Ezio Franceschini e Concetto Marchesi (dalle prime cifre dei loro cognomi il titolo «Fra.Ma»).
Inaugurata a ridosso del Giorno della memoria, la pietra d’inciampo è stata posata proprio nel punto in cui l’8 ottobre 1944 padre Placido Cortese venne rapito da due emissari della Gestapo. Il frate venne poi trasferito in un bunker a Trieste, torturato e, infine, ucciso. Fu cremato dai tedeschi nel lager nazista della Risiera di San Sabba a Trieste, nell’intento di cancellare ogni sua traccia. Non ci riuscirono. Ad oggi il nome di padre Cortese è sinonimo di amore, solidarietà, pace e fraternità. Non a caso questo martire della carità nel 2018 è stato insignito dal presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella della Medaglia d’oro al merito civile (alla memoria).
«Questa pietra è un ulteriore piccolo segno per alimentare la memoria di chi, come padre Placido, ha sacrificato la propria vita per la giustizia e la carità – ha dichiarato il rettore della Basilica del Santo, padre Oliviero Svanera, durante l'inaugurazione della targa –. Per noi ha un significato particolare perchè la sua figura e la sua opera, dopo la cattura e la morte, avevano subito l’oblio del tempo e della memoria. Solo a metà degli anni ’90 del secolo scorso, per vie provvidenziali, si è progressivamente messa a fuoco e palesata la verità sull’eroica fine del nostro confratello».
«La “pietra d’inciampo” obbliga, quasi, a fermarsi e a riflettere, a recuperare l’identità e la consistenza, anche fisica, ma soprattutto spirituale, di una persona alla quale si è tentato di togliere tutto questo – ha commentato padre Giorgio Laggioni, vicerettore e vice postulatore nella causa di canonizzazione di padre Placido –. Nel caso di Cortese, l’odierno riconoscimento contribuisce a manifestare nei suoi confronti la gratitudine sincera per quanto egli ha saputo compiere, facendo brillare nell’oscurità del suo tempo la luce di quell’Amore che, secondo l’apostolo Giovanni, è Dio stesso».
Quella dedicata a padre Placido Cortese non è stata l’unica pietra d’inciampo inaugurata a Padova giovedì 21 gennaio. Altre tre lastre vanno ad aggiungersi a quelle già presenti per le strade della città in ricordo degli ebrei uccisi nei campi di sterminio. Un totale di ventotto pietre d’inciampo. Per non dimenticare. Per imparare dagli errori. Per costruire insieme, passo dopo passo, un futuro migliore.