Una scuola contro la guerra

Angola terra ricca di risorse naturali e terra martoriata. Quarant’anni di guerra, di povertà e ingiustizia in balia di un governo avido e corrotto e di interessi stranieri. Ecco perché la Caritas antoniana ha voluto aiutare un progetto di autoriscatto in
08 Gennaio 2002 | di

La violenza appesta l`€™aria nel Barrio do Golf, insieme all`€™odore di liquami e di spazzatura abbandonata. In questo quartiere di periferia la vita non vale, il diritto non esiste, la morte è dietro l`€™angolo per un nonnulla. Esecuzioni sommarie sotto gli occhi di tutti, anche dei bambini. E l`€™odio si perpetra. Siamo a Luanda, la capitale dell`€™Angola, e il Barrio do Golf, dove la Caritas antoniana è intervenuta, è lo spaccato impietoso di un Paese in ginocchio. Un Paese che vive in guerra da ormai 40 anni e che la guerra ce l`€™ha addosso come una piaga endemica, come una condanna.

Al Barrio do Golf vivono ammassate 200mila persone, il 10 per cento della popolazione di Luanda. Sono in maggioranza rifugiati di guerra: molti riportano ferite profonde nel corpo e nell`€™anima, altri hanno le gambe dilaniate dalle mine. Si vive di accattonaggio e di commercio informale; e si muore come le mosche per le malattie. Nell`€™ospedale sgangherato, le medicine sono insufficienti e pochi i posti letto. Scarse l`€™acqua e l`€™elettricità . C`€™è un accenno di scuola: qualche classe delle elementari. Ma i bambini sono tanti, troppi. Così molti di loro non sapranno mai leggere né scrivere. Non immagineranno mai un futuro che vada oltre l`€™oggi, oltre questa sporca guerra.

Perché di sporca guerra si tratta, assurda, insensata, bestiale. Condotta senza scrupoli da parti politiche avverse, corrotte e avide, appoggiate ora da governi stranieri ora da multinazionali a seconda delle convenienze e dei periodi storici.

Quarant`€™anni di guerre

Prima fu guerra per l`€™indipendenza dal Portogallo (1961-1975); poi guerra civile nel solco della guerra fredda tra il partito unico al potere, il Mpla (Movimento popolare per la liberazione ) di ispirazione marxista leninista e l`€™Unita (Unione nazionale per l`€™indipendenza totale dell`€™Angola), il partito dei ribelli, appoggiato dal Sud Africa dell`€™apartheid, finanziato dagli Usa. Poi fu tregua apparente. Nel 1991 la caduta del muro di Berlino portò venti di novità : apertura al multipartitismo e libere elezioni. Ma fu una fatua primavera. Il Mpla vinse, l`€™Unita contestò i risultati. Riprese la guerra, nonostante l`€™intervento dell`€™Onu.

Una guerra che dura fino ad oggi, ancora più subdola, perché in teoria il Paese è in mano al Mpla, ma in pratica i ribelli sono ovunque, appostati in ogni ganglio della società . Il fronte è ovunque. L`€™insicurezza è ovunque. Lo squallore è ovunque. Il Paese non ha più quasi infrastrutture, non ha sostegni su cui poggiarsi.

E se si cerca un perché a questa guerra, non valgono le ragioni politiche, né quelle ideologiche, né quelle tribali. Ne valgono solo due, banalissime: petrolio e diamanti. Risorse presenti in abbondanza in Angola, che potrebbero fare del Paese un nuovo Kuwait e invece lo trasformano in un inferno di affaristi senza scrupoli e signori della guerra. E, in mezzo al caos, il popolo, solo, senza speranza e senza futuro, schiacciato dai soldi degli altri. Soldi che grondano sangue.

Speranza al Barrio do Golf

Barrio do Golf riflette la tragedia angolana e come ogni specchio che si rispetti riesce a far intravedere anche qualche seme di speranza. Come in tutto il Paese anche qui la Chiesa cattolica è l`€™unico punto di riferimento. E proprio in seno alla Chiesa, gli abitanti del Barrio do Golf hanno cercato una strada di autoriscatto. Si sono riuniti in una associazione che hanno voluto chiamare «Cammino di pace», al cui capo ci sono venticinque professori con un progetto ben preciso: aiutare il riscatto limitando l`€™analfabetismo degli adulti e promuovendo la scuola dei più giovani fino alle superiori. Tra le materie, le lingue straniere «perché buona parte dei libri tecnico-scientifici `€“ spiega Inà¡cio Custà³dio Bondo Inà³c, curatore del progetto `€“ sono scritti in queste lingue». Altro insegnamento importante è l`€™igiene personale e ambientale. «Dove non ci si può curare, bisogna far di tutto per prevenire» `€“ continua.

E così, con l`€™aiuto di tutto il quartiere, l`€™associazione ha costruito cinque aule. Troppo poche. E allora alcuni maestri hanno iniziato a insegnare all`€™aperto o in locali di fortuna. «Da tempo volevamo costruire altre aule `€“ afferma Inà¡cio `€“ ma con le nostre forze non ce la facevamo. Le rette che chiediamo bastano appena a coprire i costi del materiale didattico e gli stipendi degli insegnanti».

L`€™aiuto della Caritas antoniana

Per questo si sono rivolti alla Caritas antoniana con una richiesta oculata: «Ci rendiamo conto `€“ era scritto nella lettera formale giunta alla Caritas antoniana circa due anni e mezzo fa `€“ che costruire un edificio da zero sarebbe molto più caro che ristrutturarne uno preesistente che già  abbiamo a disposizione. Vorremmo che voi ci aiutaste in questa ristrutturazione, soprattutto pagando i materiali. La gente ci aiuterà ». Nella lettera c`€™erano altre richieste: materiale didattico, una macchina per scrivere, lo stipendio per due anni di due segretarie. Il finanziamento preventivato era di 30 milioni di lire. «Non so se ce la faremo `€“ concludeva la lettera `€“. Il clima sociale e politico del Paese non ci aiuta e noi non abbiamo una grande esperienza. Ma forse se ci date fiducia...».

La Caritas antoniana ha accettato in nome dei suoi sostenitori. Ora, grazie a questo aiuto, la nuova scuola è stata ristrutturata; 90 adulti hanno imparato a leggere e a scrivere e 970 bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni stanno frequentando la scuola a vari livelli.

A noi l`€™orgoglio di non aver donato solo mattoni ma possibilità  di vita. E la speranza di poter guardare finalmente oltre questa atroce guerra.

 

Le guerre dell`€™Africa foraggiate dall`€™Occidente

«Esiste un`€™altra, meno discussa `€œazione`€ globale, responsabile dello stato di miseria e privazione dei Paesi più poveri: il coinvolgimento delle potenze mondiali nel commercio di armi (...). L`€™establishment mondiale ha solide basi in questo business: i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sono complessivamente responsabili dell`€™81 per cento delle esportazioni di armi convenzionali. La quota degli Stati Uniti si avvicina al 50 per cento delle vendite globali. Inoltre il 68 per cento delle esportazioni americane di armi va ai Paesi in via di sviluppo.

Le armi vengono utilizzate non solo con risultati sanguinosi per la popolazione, ma anche con effetti devastanti sull`€™economia e sulla società . Le grandi potenze hanno svolto un ruolo decisivo nella genesi del militarismo politico in Africa. Negli anni della guerra fredda, quando i feudatari militari (Mobuto, Savibi o altri) sovvertirono l`€™ordine sociale, politico ed economico dell`€™Africa, poterono contare sull`€™appoggio degli Stati Uniti o dell`€™Urss, a seconda delle proprie alleanze militari. Le potenze mondiali hanno una terribile responsabilità  nel crollo della democrazia in Africa...».

Tratto dall`€™articolo di Amartya Sen, premio Nobel per l`€™economia 1998, «The Economist-La stampa», 12 dicembre 2001.

 

L`€™ANGOLA IN BREVE

Popolazione: 12.478.000 (1999).

Capitale: Luanda.

Forma istituzionale: Repubblica.

Presidente: Josè Eduardo dos Santos (dal 1979).

Spesa per la difesa: 36,3% (1997).

Spesa militare: 208% (1990/91).

Alfabetizzazione: 42%.

Speranza di vita: 47 anni.

Comunicazioni: 5 linee telefoniche ogni 1000 abitanti.

Fonte: Guida del mondo 2001/2002

 

IL PROGETTO IN BREVE

`€¢ Finanziamento:

30 milioni di lire (euro 10.216,7).

`€¢ Progetto:

ristrutturazione scuola polivalente nel Barrio do Golf a Luanda;

materiale didattico;

macchina per scrivere;

stipendi di due segretarie per due anni.

`€¢ Inizio lavori: 1999.

`€¢ Fine lavori: 2001.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017