Venezuela in ginocchio

A poco meno di un mese dalle elezioni, il Paese latinoamericano è sempre più in difficoltà. A portare il peso della crisi, soprattutto la povera gente, ridotta ormai alla fame.
20 Aprile 2018 | di

In ventiquattro mesi la frontiera della Colombia è stata attraversata, per l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, da circa un milione di venezuelani in fuga da una crisi economica e sociale insostenibile. Un esodo che si è ampliato da agosto: da allora sono arrivati circa 250 mila venezuelani, più o meno 3 mila immigrati al giorno. Una situazione difficile per la Colombia, un Paese economicamente modesto con una buona credibilità internazionale e con alle spalle un conflitto interno durato anni. Il governo ha nel frattempo sospeso il rilascio dei visti temporanei ai venezuelani.

Gli altri Paesi confinanti, interessati meno da questo esodo, affrontano la questione in maniera diversa: con i permessi di lavoro il Perù; con interventi di emergenza il Brasile e con misure più restrittive per gli ingressi Panama.

La diaspora venezuelana non si allontana e sogna di tornare a casa. Nel Paese sono evidenti gli effetti della crisi economica e sociale che ha portato i suoi cittadini a perdere circa 9 chili di peso in due anni e a una mortalità infantile pari al 30,12 per cento dei nati.

Secondo Caritas Venezuela il 52 per cento delle famiglie è in una povertà estrema, mentre il 32 per cento non consuma più di un pasto al giorno. Il sistema sanitario è al collasso, mancano i farmaci ed è grave il rischio di epidemie. Il valore del bolivar è praticamente nullo, ad agosto l’inflazione era al 1.600 per cento. I negozi sono vuoti e bisogna prenotare le merci con qualche giorno di anticipo.

Una crisi che affonda le sue radici nelle scelte economiche del presidente Chavez che legò l’economia per il 95 per cento alla vendita del petrolio, di cui è ricco il Paese. Con il prezzo del greggio crollato, le entrate si sono dimezzate e sono state intaccate le riserve dei dollari. Il successore Maduro ha continuato a spendere stampando nuova moneta, non idonea per l’importazione dei beni primari. Oggi mancano i contanti, non si è più in grado di stampare la carta moneta. L’unico modo per pagare il debito internazionale e per importare merci è il baratto con le materie prime: oro, diamanti e coltan.

Il 22 maggio si torna a votare il nuovo presidente con le regole dell’Assemblea Costituente volute da Maduro, l’opposizione ha deciso che non si presenterà.

(Giulia Pigliucci, FOCSIV – VOLONTARI NEL MONDO)

Data di aggiornamento: 20 Aprile 2018
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