Sant'Antonio e l'abbraccio di Hamza
Un volo di dodici metri mentre sta recuperando un pallone, la vita appesa a un filo e i medici che lo danno per spacciato. E poi il ricovero in terapia intensiva, attaccato a tubi e tubicini, per tre lunghe, interminabili settimane.
Hamza, il protagonista di questa storia, ha 15 anni. È arrivato in Italia da lontano, con la sua famiglia. Attorno a lui, nei giorni dell’incidente, la mamma, il papà, la sorellina Rasa. Con loro anche l’intera comunità che li ha accolti. In tanti si stringono in preghiera perché quel ragazzo si risvegli e torni a giocare.
La famiglia abita nel quartiere in cui si trova la parrocchia di Sant’Antonio di Padova, ed è a lui che le suppliche vengono rivolte, incessanti, sempre più numerose. Fino a una sera di aprile. Quando ormai nessuno se l’aspetta più, Hamza apre gli occhi. Molti corrono subito in chiesa: gridano al miracolo e ringraziano per le preghiere esaudite.
La storia è reale. Come pure questo ritorno alla vita, accaduto due mesi fa a Poggiomarino, comune popoloso della città metropolitana di Napoli.
Tutto accade in un pomeriggio di marzo, per l’esattezza il 19. Hamza sta giocando quando il pallone gli sfugge, finendo su un telone di plastica che ricopre un fabbricato adiacente la sua casa. Il ragazzo scavalca il balcone, sta quasi per raggiungere il pallone quando il telo cede.
Il quindicenne cade da un’altezza di dodici metri, precipitando nel sottostante parcheggio di un centro commerciale. Ad accorgersi del dramma, e ad allertare i soccorsi, una donna, appena uscita dal supermercato e che sta salendo in automobile.
Per ventuno giorni Hamza lotta tra la vita e la morte, circondato da un incredibile affetto e dalla vicinanza concreta di familiari, amici, ma anche semplici conoscenti. Per lui pregano davvero tutti, cristiani e musulmani indistintamente. Fino a quella sera in cui il ragazzo, ricoverato nel reparto di Rianimazione all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, apre gli occhi.
Accanto a lui, in quel momento, c’è il padre che non trattiene, giustamente, la gioia per quel figlio che sembrava morto e, invece, è tornato alla vita. Informa subito il parroco, insieme decidono di pubblicare sulla pagina Facebook della comunità un video per dare la notizia e dire grazie a tutti.
Queste le sue parole: «Sono il papà di Hamza, finalmente posso darvi una buona notizia: ha aperto gli occhi, mi ha riconosciuto. Questo è solo l’inizio, bisogna continuare a pregare, ringrazio tutti gli italiani e la comunità di Poggiomarino, non ho altre parole, lei è Rasa la sorellina, che ringrazia tutti quanti».
Bello ed emozionante anche il messaggio postato dalla parrocchia poggiomarinese: «Speranza. Un volo verso il basso di 12 metri. Disperazione per una morte quasi certa. Hamza è un ragazzo di 15 anni con doppia nazionalità italiana e marocchina, è forte, forse vivace, di certo generoso. Tutta la comunità poggiomarinese si mobilita con preghiere, una gara di solidarietà, donazione di sangue, a volte un pasto caldo in ospedale ed altro. La famiglia è avvolta da un abbraccio collettivo che non guarda a religione, razza, lingua. Che emoziona loro, ma anche noi. Tutti per Hamza… ieri sera inizia concretamente la Speranza con il ragazzo che è ritornato a vivere… È solo l’inizio, ma che avrà una storia. Da ieri, giorno in cui il Papa ha visitato il Marocco, noi abbiamo visitato questa famiglia che ci sta insegnando davvero tanto».
Una bella storia di inclusione e solidarietà. Prima ancora, come conclude il parroco, per tutti una lezione di vita che insegna ad amare senza confini.