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Per un etica dell'IA al servizio della pace

il 9 e 10 luglio, a Hiroshima, in Giappone, i rappresentanti delle principali religioni del mondo hanno firmato un documento che sottolinea la necessità di un'algoretica.
| Sabina Fadel Caporedattrice

Si è chiuso ieri, 10 luglio, a Hiroshima, in Giappone, lo storico evento multireligioso, dal titolo: «AI Ethics for Peace: World Religions commit to the Rome Call» (Etica dell’Intelligenza Artificiale per la pace: le religioni del mondo si impegnano per l’appello di Roma), promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita, da Religions for Peace Japan, dall’Abu Dhabi Forum for Peace e dalla Commissione per le relazioni interreligiose del Gran Rabbinato di Israele. che ha visto oltre 150 partecipanti interrogarsi su un’«algoretica» (un’etica per l’intelligenza artificiale) al servizio della pace mondiale e del bene comune.

La scelta di Hiroshima non è stata ovviamente casuale, dal momento che nessun’altra città può testimoniare l’enormità delle conseguenze di una tecnologia utilizzata a scopi distruttivi e, di contro, la necessità di lavorare insieme per una pace duratura. «AI Ethics for Peace» ha quindi riunito per due giorni le principali religioni del mondo «per sottolineare la loro fondamentale importanza nel plasmare una società in cui, di fronte all'incessante accelerazione della tecnologia, la richiesta di uno sviluppo tecnologico che protegga la dignità di ogni singolo essere umano e dell'intero pianeta diventi realtà» e «ciò sarà possibile solo se l'algorethics, cioè lo sviluppo e l'applicazione di un'etica dell'intelligenza artificiale, diventerà un elemento indispensabile fin dalla progettazione, cioè fin dal momento della sua progettazione», si legge sul sito creato in occasione dell’evento.

Al termine della due giorni, gli 11 rappresentanti delle maggiori religioni del mondo, con i massimi rappresentanti del Governo giapponese e di alcune delle principali big tech mondiali (Microsoft, IBM e Cisco), dopo aver ascoltato la testimonianza di un sopravvissuto alla bomba atomica, hanno camminato insieme fino al Memorial Park (il Memoriale per la pace costruito nel luogo in cui scoppiò la bomba atomica che provocò quasi 150 mila morti), luogo simbolo per la pace, dove hanno sottoscritto la «Rome Call for AI Ethics» (l’«Appello di Roma»), in cui ci si impegna proprio nella ricerca e nell'applicazione di un'algoretica, al fine di «dare forma a un futuro in cui l'innovazione digitale e il progresso tecnologico siano al servizio dell'ingegno e della creatività umana, preservando e rispettando al tempo stesso la dignità di ogni singolo individuo e del nostro pianeta». Il documento era stato originariamente firmato a Roma il 28 febbraio 2020 dalla Pontificia Accademia per la Vita, da Microsoft, IBM, FAO e governo italiano.

«La Call - ha spiegato ad "Avvenire" il francescano Paolo Benanti, docente di Etica della tecnologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, e tra gli esponenti di spicco dell'incontro di Hiroshima - si basa su sei principi fondamentali: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy. Questi principi sono particolarmente rilevanti nel contesto dell’IA generativa, un campo in rapido sviluppo con il potenziale per rivoluzionare molti aspetti della vita. L’Addendum di Hiroshima, presentato durante l’evento, evidenzia l’importanza di applicare i principi della Rome Call all’IA generativa per garantirne un utilizzo responsabile ed etico. Tra i vari aspetti, l’Addendum sottolinea la necessità di trasparenza, affermando che ciò che viene generato dalla macchina deve essere immediatamente riconoscibile come tale. Enfatizza l’inclusione, sottolineando che gli strumenti di intelligenza artificiale devono rispettare la diversità delle culture, delle tradizioni e delle lingue umane. L’impegno dei firmatari della Call va oltre la semplice enunciazione di principi etici; si estende alla responsabilità per lo sviluppo e l’implementazione dell’IA. Ciò include la considerazione dell’impatto a lungo termine di queste tecnologie sull’ambiente e sulla società».

«Tutte le religioni sono chiamate a lavorare insieme per il bene dell’umanità che abita questo pianeta, e per la preservazione del pianeta stesso, casa comune di ogni essere vivente – aveva sottolineato l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, all’inaugurazione dell’evento, il 9 luglio –. Ciò riguarda ogni aspetto della nostra vita, e quindi anche ogni nuovo strumento che il progresso tecnologico ci mette a disposizione. L’intelligenza artificiale è una di queste: un grande strumento dalle infinite possibilità di applicazione, può e deve essere guidata affinché il suo potenziale serva al bene fin dal momento della sua progettazione. Questa è la nostra responsabilità comune, e in questo sforzo condiviso possiamo riscoprire la vera fratellanza. A Hiroshima, luogo dal valore simbolico altissimo, invochiamo con forza la pace, e chiediamo che la tecnologia sia motore di pace e riconciliazione tra i popoli. Siamo qui, insieme, per dire a gran voce che stare insieme e agire insieme è l’unica soluzione possibile».

Parole significative sono state pronunciate anche dagli altri rappresentanti religiosi presenti. «La nostra missione come Religions for Peace Japan è quella di fornire supporto e guida per gli sforzi volti a migliorare l'uguaglianza e il rispetto reciproco per gli individui e le istituzioni in tutta la società, sulla base dei nostri obiettivi spirituali comuni – ha sottolineato per esempio Yoshiharu Tomatsu, presidente di Religions for Peace Japan –. I recenti progressi nell'intelligenza artificiale hanno portato alla luce nuovi potenti strumenti che possono potenzialmente aiutare tali sforzi o, se usati per altri scopi, indebolirli notevolmente. Riconoscendo queste sfide, ci impegniamo a mantenere i nostri impegni per promuovere l'inclusività e il rispetto reciproco per tutti».

Di «cooperazione, solidarietà e lavoro congiunto» come elementi «necessari per gestire gli sviluppi dell'intelligenza artificiale, in cui interessi, danni e benefici si mescolano, per garantire che i suoi sistemi e prodotti non siano solo tecnicamente avanzati ma anche moralmente sani» ha parlato invece Shaykh Abdallah Bin Bayyah, presidente dell'Abu Dhabi Forum for Peace e del Consiglio degli Emirati Arabi Uniti per la Fatwa, Emirati Arabi Uniti. «Ciò richiederà – ha continuato – uno sforzo collettivo e un lavoro continuo. Nel fare ciò, possiamo aprire la strada a un futuro in cui l'intelligenza artificiale è una forza per il bene, un futuro in cui i frutti della tecnologia vengono sfruttati per costruire un mondo più tollerante, pacifico e virtuoso».

Mentre il rabbino Eliezer Simha Weisz, membro della Commissione per le relazioni interreligiose del Rabbinato capo di Israele, ha sottolineato che «come individui di fede, abbiamo una responsabilità unica di infondere la nostra ricerca dell'IA con chiarezza morale e integrità etica. Utilizziamo l'IA non solo come uno strumento per il progresso, ma come un canale per approfondire la nostra connessione con il divino e fortificare il nostro viaggio spirituale. Attraverso l'IA, possiamo far progredire la ricerca medica, migliorare l'accesso educativo e affrontare le sfide sociali con un rinnovato senso di scopo e convinzione. L'IA rafforza la nostra fede in Dio, fornendo strade per esplorare le complessità della creazione e i misteri dell'esistenza».

Anche papa Francesco ha fatto giungere un suo personale messaggio ai partecipanti all'evento, ribadendo quanto già pronunciato in occasione del G7 dello scorso giugno: «In un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette “armi letali autonome” per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano».

 

Data di aggiornamento: 11 Luglio 2024