«La questione del male non si può affrontare in astratto, proprio perché l’unica risposta a essa è la relazione personale». La situazione di una zia che soffre per la sua malattia eppure trova conforto nel libro di Giobbe è una sfida per un ventenne che sarebbe diventato, dopo qualche anno, teologo, oggi decano della facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce. Egli ripercorre, in chiave narrativa, il testo del famoso libro biblico, che richiama alla storia del popolo di Israele, ma anche a quella di ciascuno di noi.