Chiusa la Porta santa in Basilica
Una porta chiusa non è mai un bel segnale, ma non c’è stata traccia di tristezza nella celebrazione di chiusura della Porta Santa alla Basilica del Santo di Padova. All’inizio della Santa Messa solenne delle ore 11 di domenica 13 novembre una lunga processione – composta di fedeli, frati e rappresentanti delle diverse realtà che fanno capo al santuario – ha varcato per l’ultima volta in questo Giubileo straordinario della misericordia la Porta aperta sul lato sinistro del tempio antoniano, non lontana anche fisicamente, oltre che spiritualmente, dall’Arca del Santo. Ultimo a passarla monsignor Giovanni Tonucci, delegato pontificio per la Basilica, che l’ha chiusa alle sue spalle, segnando la conclusione dell’Anno santo per i tanti pellegrini accorsi al santuario di Antonio.
Il pensiero di monsignor Tonucci è andato proprio a loro: «Il frutto visibile del Giubileo è nella nuova coscienza di vita raggiunta da tanti pellegrini che, compiendo l’itinerario giubilare, hanno fatto passi di conversione. Oggi chiudiamo la Porta santa, ma è una chiusura simbolica, perché la porta aperta del cuore del Padre è sempre lì, a disposizione. Essere passati per la Porta santa non è stato un momento “magico”. Io lo vedo più, con una metafora sportiva, un allenamento speciale, che ci permette ora di riprendere la nostra quotidianità con più vigore. Non ci si allena per rimanere in panchina, ma per giocare e mettersi in gioco».
Ne è convinto anche fra Oliviero Svanera, rettore della Basilica: «Ecco cosa resta e resterà di questo Giubileo: la consapevolezza che la porta del cuore di Gesù è sempre aperta».
Al di là dei numeri e delle statistiche, che riportiamo di seguito, abbiamo chiesto a fra Oliviero che ci narrasse un episodio significativo di quanto avvenuto sotto le cupole del Santo in questo Anno speciale. Per farlo, il rettore ci porta in una cappella particolare «anche se poco valorizzata», a suo dire: la cappella delle benedizioni.
«Un frate mi ha raccontato la vicenda di una ragazza che stava vivendo un importante conflitto con la sua famiglia. Poi qualcosa in lei si è sbloccato, ed è venuta a confessarsi in Basilica. Ma non le è bastato, e così ha coinvolto i genitori chiedendo loro di tornare in Basilica insieme, per ricevere una benedizione speciale all’intera famiglia, come coronamento della ritrovata armonia in casa. È questo lo spirito che abbiamo assaporato durante quest’Anno santo. E così testimoniano anche i missionari della misericordia dal confessionale: nel corso del Giubileo è stato possibile assolvere alcuni peccati la cui remissione normalmente è di competenza esclusiva dei vescovi, come ad esempio l’aborto. Diverse persone, lontane da anni dalla Chiesa, si sono in questo modo riavvicinate al sacramento, avviando un cammino di liberazione. Sant’Antonio chiamava la porta del confessionale “Porta del paradiso”: in quest’Anno Santo abbiamo aiutato tante persone a varcarla. È la vera gioia del Giubileo».
Tutto ciò va oltre i numeri, che pure sono significativi. «La distribuzione “a pioggia” delle porte sante della misericordia ha ridotto la convergenza dei pellegrini su San Pietro e sui grandi santuari» ha dichiarato fra Oliviero Svanera al “Messaggero di sant’Antonio, in un’intervista a cura di Piero Lazzarin che uscirà nel numero di dicembre della rivista. «Anche al Santo non ci sono stati grandissimi numeri, forse inferiori ad alcune attese». E tuttavia un incremento c’è stato: si calcolano in circa 3 milioni i pellegrini e fedeli giunti alla Tomba di sant’Antonio da ogni parte del mondo. Stando ai numeri ufficiali, seppur parziali essendo l’ingresso in Basilica libero, durante il Giubileo si è dunque registrato un significativo aumento dei pellegrini.
Il numero dei fedeli che hanno visitato la Cappella delle Reliquie ha registrato un incremento di 100mila unità: da 986mila persone nel 2015 a 1.086.000 nel 2016 (dati dei periodi gennaio–ottobre 2015, prima del Giubileo, e gennaio–ottobre 2016, dopo l’apertura della Porta della Misericordia). Anche i pellegrinaggi organizzati, formalmente registrati in basilica, sono aumentati nel corso del Giubileo. Quelli italiani sono passati da 1.348 gruppi per un totale di 60.318 fedeli (gen-ott 2015), a 1.658 gruppi per un totale di 87.080 fedeli (gen-ott 2016). Quelli esteri sono passati da 4.463 gruppi per un totale di 177.272 fedeli (gen-ott 2015), a 4.828 gruppi per 200.515 fedeli (gen-ott 2016). Per quanto riguarda la provenienza dei pellegrini, il paese più rappresentato è sempre la Polonia (48.538 pellegrini nel 2016, 44.724 nei primi dieci mesi del 2015), seguito da Spagna, Germania, Usa, Francia e Croazia (dati 2016).
Ai pellegrini sono stati distribuiti nel punto accoglienza all’ingresso della Porta della Misericordia 325.000 depliant in più lingue (italiano, rumeno, francese, portoghese, inglese, spagnolo, polacco, tedesco): uno strumento per accompagnarli in un itinerario di fede e di vita che, ancora una volta, attraverso sant’Antonio li ha portati a vivere l’incontro con il Padre misericordioso.
«Sì, si è accentuata la dimensione internazionale del santuario – commenta il rettore –. Era normale incontrare in contemporanea pellegrini provenienti dalla Polonia, dagli Stati Uniti, dal Brasile, dal Portogallo, dai Paesi dell’Est. L’evento, ben preparato, grazie alla sinergia con il “Messaggero di sant’Antonio”, ha segnato a fondo la dimensione di fede del pellegrinaggio. Lo stesso snodarsi del percorso proposto, con i pannelli didascalici posti nelle “soste”, ha permesso sia ai singoli sia ai gruppi di capire il significato del cammino che li conduceva al sacramento della riconciliazione e alla celebrazione della festa del perdono, che è l’Eucaristia. Credo che per molte persone sia stato, anche per questo, un giubileo intenso e compreso».
Per quanto riguarda la vita futura della Basilica e i possibili riflessi che il Giubileo potrebbe lasciare, fra Svanera dichiara essere «prematuro qualsiasi progetto, anche perché per ora non sono previste particolari iniziative. La Basilica, luogo celebrativo, ha i suoi ritmi e i suoi percorsi collaudati. Anche il Natale scorrerà sui consueti binari. Dal punto di vista della catechesi, della formazione familiare, trovare dei percorsi particolari che la rendano possibile in Basilica, è un obiettivo che mi propongo. Qualche interrogativo ce lo poniamo anche sulla devozione, che pensiamo debba essere guidata, animata, sostenuta e alimentata dalla Parola di Dio nella dimensione antoniana».