Giovanni Paolo II
È il 2 aprile 2005. Karol Wojtyla, l’amato papa Giovanni Paolo II, muore dopo una dolorosa agonia. Il suo è stato il secondo pontificato più lungo della storia: ventisette anni che hanno forgiato generazioni di credenti. La Chiesa, dopo di lui, non è stata più la stessa. Numerosi i gesti rivoluzionari compiuti dal Papa venuto da un Paese, «lontano» più per cultura che per geografia. La Polonia, infatti, nel 1978 era ancora «oltrecortina». C’erano i primi segnali del capovolgimento che di lì a poco avrebbe colpito i Paesi del blocco comunista, ma ci volle quell’uomo per dare una spallata al vecchio clima liberticida.Ed è dedicato proprio a Giovanni Paolo II – l’uomo, il mistico, il poeta, il filosofo, il pastore, il santo… – l’ultimo volume del carmelitano Aldino Cazzago che, senza timore di sbagliare, possiamo definire tra i massimi esperti del santo polacco. Il pontificato di Wojtyla continua a rappresentare una miniera in cui scavare, alla ricerca di quelle «pietre preziose» che l’hanno caratterizzato. Ma Cazzago va oltre: prende in esame anche «alcuni aspetti del periodo precedente l’elezione pontificia: il particolare rapporto educativo e spirituale con il padre, la sua passione per la letteratura, per la poesia e per l’arte che, dalla giovinezza, lo ha accompagnato per oltre mezzo secolo». Una personalità, quella del primo Papa polacco, che l’autore definisce, citando Jurij M. Lotman «“interessante”, proprio perché “difficile da capire”». Ricca, sfaccettata, a tratti, forse, in apparente contraddizione, ma di certo attraversata dal filo rosso di una fede salda e testimoniata con la vita oltre che con la parola in decine di occasioni.Per questo, scrive l’autore, «la figura e il pensiero di Karol Wojtyla continuano ad essere una luce che rischiara il nostro “oggi” e illuminerà il nostro “domani”».
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