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Alessandro Tasinato

Il fiume sono io

22 Aprile 2018 | Recensione di
Alessandro Tasinato. Il fiume sono io. Libri brevi, Msa nazionale maggio 2018
Scheda
Bottega Errante Edizioni
2018
Narrativa
16 euro
Dottore in Scienze Ambientali, ha svolto indagini sui cicli produttivi della chimica, del cloro, del petrolio
e dei rifiuti nei grandi impianti industriali. Si è occupato, inoltre, di energia, fonti rinnovabili e cambiamenti climatici. 
Per la Bassa Padovana è stato tra i promotori del “Parlamento” per la salvaguardia del fiume Fratta-Gorzone e ha scritto articoli per la rivista
 “Con i Piedi per Terra”. 
Nel 2017 ha fondato I.D.E.A. – associazione senza scopo di lucro per la divulgazione sull’etica ambientale. Il suo sito è www.alessandrotasinato.com

Quello che gli piace fare, insieme ai suoi coetanei, è andare a pesca e giocare lungo gli argini del fiume che scorre proprio dietro casa.

Nino Franzin è un bambino che nasce e cresce in un paese della Bassa Padovana bagnato dal fiume Fratta-Gorzone. Un amore per la terra e le sue acque che lo porterà, nel tempo, a interrogarsi su se stesso, ma anche sulla sua idea dell'amicizia e dell'amore.

Dalle scorribande in quello che, negli anni, è diventato uno dei fiumi più inquinati d'Italia, si formeranno la sua coscienza ambientalista e l'impegno civile in difesa della natura.

Un esordio potente e attuale per Tasinato che, in questa opera prima, racconta la storia vera del fiume scomparso tra le province di Padova, Venezia, Vicenza e Verona.

«Un romanzo struggente, la profezia di un disastro ambientale che ha sconvolto il Veneto», ha detto Gianfranco Bettin, politico, scrittore e saggista veneziano, da sempre impegnato in difesa dell'ambiente.

In effetti, le pagine anticipano (gli studi dell'autore iniziano molti anni fa) il disastro chiamato PFAS, acronimo usato per la contaminazione ambientale che da quarant'anni avvelena le falde del Nordest.

Un’indagine narrativa che ha come cuore la Rabiosa (oggi Fratta-Gorzone), il fiume mortalmente inquinato dal distretto conciario di Chiampo- Arzignano e poi interessato dal cantiere dell’Autostrada Valdastico Sud.

«Vorrei portare questa storia, che è anche la mia, nei luoghi che racconto e che sono toccati in qualche modo dal fiume – afferma l’autore -. Vorrei raggiungere più persone possibili: è un racconto che riguarda tutti perchè parla del fragile equilibrio fra l’ambiente che ci circonda e le nostre vite».

Una volta la Rabiosa non era un fiume. Non aveva cioè una sorgente e una foce, ma si limitava a raccattare una moltitudine di rivoli dalle montagne e a farli sfogare nella pianura. La stessa parola Rabiosa compare nella cartografia della Bassa Padovana a partire dal XVI secolo. Poi svanisce fino ad arrivare al nuovo millennio, quando l’era digitale sembra averla completamente dimenticata, omettendola dalle etichette di Google Maps.

«Dieci anni fa mi sono messo in testa di raccontare il perché di questa scomparsa - spiega Tasinato -. Sarà per i miei studi, ma anche per la mia esperienza sugli impatti generati dalle attività industriali. Insomma, l’inquinamento della Rabiosa prodotto dal distretto conciario e una serie di importanti  trasformazioni territoriali avvenute nel suo bacino idrografico avevano di sicuro fatto la loro parte affinché il fiume smarrisse il suo nome».

Data di aggiornamento: 22 Aprile 2018