«Il ventunesimo secolo ha avuto, fino a questo momento, un andamento ironico: iniziato in modo quasi solenne all’insegna del mito dell’irreversibilità (della democrazia, del capitalismo, delle organizzazioni internazionali e del “nuovo ordine mondiale” nel suo complesso), gli sono bastati meno di vent’anni per finire immerso in un clima dilagante di insicurezza». Comincia così questo interessante volume di Alessandro Colombo, lettura utilissima per riflettere e per interpretare, almeno in parte, la complessità di questi nostri giorni.
Non per l’Africa ma con l’Africa. C’è differenza, infatti, e molta, tra fare qualcosa per qualcuno e fare qualcosa con qualcuno. Il per «si traduce in una logica assistenzialista, identifica due posizioni diverse e istituisce una gerarchia, ribadisce una distanza»; il con, invece, «pretende reciprocità», richiede un cammino fatto insieme in cui si impara l’uno dall’altro.
In un Paese che vede andarsene ancora adesso quasi 400 persone al giorno (questo il dato quotidiano mentre stiamo scrivendo) per il covid, forse la vicenda dei 206 preti diocesani che sono morti tra il marzo e il novembre 2020 può non colpire particolarmente.
«Una volta è Hitler; un’altra è Ivan il Terribile, per quanto mi riguarda; in un secolo è l’Inquisizione e in un altro sono le guerre, o la peste e i terremoti e la carestia. Quel che conta in definitiva è come si porta, sopporta, e risolve il dolore, e se si riesce a mantenere intatto un pezzetto della propria anima»: è un brano dal Diario di Etty Hillesum, poco prima di partire volontaria per il campo olandese di Westerbork, da dove gli ebrei venivano poi smistati tra i lager della Polonia.
Un volume attualissimo, concepito all’indomani dell’ultima, drammatica, «acquagranda» che ha colpito Venezia nel novembre 2019, e che lo scoppio della pandemia di covid-19 ha reso, purtroppo, ancor più attuale. Un volume ricco di domande intelligenti e provocatorie, a partire da quella di fondo: come possiamo abitare con rispetto il mondo in cui viviamo?
Quello che gli piace fare, insieme ai suoi coetanei, è andare a pesca e giocare lungo gli argini del fiume che scorre proprio dietro casa.
Nino Franzin è un bambino che nasce e cresce in un paese della Bassa Padovana bagnato dal fiume Fratta-Gorzone. Un amore per la terra e le sue acque che lo porterà, nel tempo, a interrogarsi su se stesso, ma anche sulla sua idea dell'amicizia e dell'amore.