Il governo mondiale dell’emergenza
«Il ventunesimo secolo ha avuto, fino a questo momento, un andamento ironico: iniziato in modo quasi solenne all’insegna del mito dell’irreversibilità (della democrazia, del capitalismo, delle organizzazioni internazionali e del “nuovo ordine mondiale” nel suo complesso), gli sono bastati meno di vent’anni per finire immerso in un clima dilagante di insicurezza». Comincia così questo interessante volume di Alessandro Colombo, lettura utilissima per riflettere e per interpretare, almeno in parte, la complessità di questi nostri giorni. Pensavamo di essere ormai «illuminati», noi occidentali, e di aver raggiunto una stabilità che nessuno avrebbe mai potuto toccare. E, invece, quel che è accaduto è storia nota...
Quattro i focus del volume: il primo, storico-politico, si inoltra nel passaggio «dall’apoteosi della sicurezza all’epidemia di insicurezza». Il secondo, più teorico, indaga il concetto stesso di sicurezza. Il terzo si sofferma sulla logica della sorveglianza e della prevenzione, che ha annullato le distinzioni, per esempio, tra pubblico e privato o pace e guerra. Infine, il quarto e ultimo focus riguarda direttamente «l’uso della violenza organizzata», e spiega come la guerra, celata sotto presunte «operazioni di polizia», possa diventare, se non si pone un freno a questa tendenza, semplicemente una forma rafforzata di sorveglianza diretta contro chi viola l’ordine politico, giuridico o morale. Insomma, che diventi sempre più una quotidianità giustificata proprio dal mito illusorio di una sicurezza mondiale. Ed è qui che il libro potrebbe aprire al lettore un’ulteriore possibile pista: una lettura «sapienziale» di questi nostri tempi, che rimandi alla riflessione sui limiti della condizione umana da sempre caratterizzata da fragilità e insicurezza.