Londra chiama Italia
A 31 anni dalla prima pubblicazione, il Rapporto Italiani nel mondo 2022 della Fondazione Migrantes fotografa una realtà ormai consolidata: dall’Italia si continua a partire in cerca di una realizzazione professionale e personale. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana verso l’estero è infatti cresciuta dell’87 per cento, portando le comunità di italiani emigrati a superare la popolazione di stranieri residenti nella nostra penisola. La recessione seguita alla pandemia non ha fatto che rafforzare questo trend, rendendo i giovani italiani una delle categorie più colpite dalle ricadute sociali ed economiche della crisi. Sono proprio le nuove generazioni le protagoniste delle partenze e, secondo i dati dell’ultimo anno, il Regno Unito continua a essere la prima meta di destinazione in Europa (con il 23 per cento, seguita da Germania con il 14 per cento, e Francia con l’11,3 per cento).
Ma perché neppure la Brexit è riuscita a mettere in crisi la scelta di tanti giovani italiani di trasferirsi a Londra? Secondo Paola Cabrini, 34 anni, nata a Pietrasanta (Lucca), cresciuta a Milano con un background in Business Studies a San Francisco, ciò che rende Londra speciale ai suoi occhi di giovane donna sta «nella sua dinamicità e nell’abbondanza di opportunità». Londra resta, ancora oggi, una delle metropoli più stimolanti d’Europa, se non del mondo intero. Meta ambita per la sua atmosfera vibrante e cosmopolita, è vissuta come il luogo delle opportunità, una terra promessa che prospetta un futuro di realizzazioni, soprattutto professionali. Ecco perché tanti giovani italiani, laureati e non, hanno scelto di trasferirsi nella capitale britannica, certi di trovare maggiori e più allettanti opportunità di lavoro, retribuzioni più alte e maggiori possibilità di carriera. Paola, che si occupa di product marketing, una disciplina di nicchia che sviluppa, posiziona e lancia sul mercato nuove funzionalità app, siti o piattaforme web, aveva già lavorato a Londra nel 2014 e ci è ritornata dopo il referendum sulla Brexit. «Quando mi sono ritrasferita, nella primavera del 2017, ho iniziato il mio secondo capitolo a Londra con entusiasmo, trovando nuove opportunità senza problemi» nonostante le difficoltà innescate dalla Brexit. «Londra è una casa, a livello di carriera» ci confida Paola e «per quanto non sia stato facile all’inizio, mi ha dato opportunità incredibili, e per questo sarò sempre grata».
Anche per la giovanissima Elena Gardellin, 22enne nata a Valdagno (Vicenza) «Londra è una città multiculturale che offre a tutti le stesse opportunità», nel suo caso un invidiabile posto da stylist in una delle più famose e pluripremiate catene di parrucchieri londinesi. «Di questa città amo il fatto che puoi avere qualsiasi cosa a qualsiasi ora, Londra non si ferma proprio mai» ci racconta Elena che lavora qui da tre anni. «È una città molto veloce dove puoi permetterti di cambiare lavoro anche una volta al mese, e questa caratteristica – sottolinea – ha sempre attirato persone da tutta Europa che come me cercano la possibilità di costruire una buona carriera e delle buone basi per il futuro».
Merito e pari opportunità
Un mercato del lavoro flessibile, orientato al merito e alla promozione delle pari opportunità: queste le maggiori attrattive per i giovani italiani. La Fondazione Migrantes sottolinea soprattutto uno di questi aspetti, evidente anche nelle parole delle nostre intervistate: a partire oggi «sono sicuramente moltissime donne alla ricerca di realizzazione personale e professionale», realizzazione accessibile in una città attenta alle pari opportunità, ma che si fatica ancora a trovare in Italia, dove una donna su due è ancora senza lavoro retribuito, come rileva il Bilancio di genere 2021 del Dipartimento della ragioneria generale dello Stato. È ancora Paola a farci un quadro aggiornato del presente, descrivendoci una metropoli che fa ora i conti con la crisi economica globale: il caro vita (Londra è la seconda città più cara al mondo secondo la classifica CIA Landlord Insurance), e gli «affitti ai massimi storici» hanno peggiorato la qualità della vita «rendendo più difficile stabilirsi a Londra, soprattutto per chi è all’inizio della propria carriera». Anche Elena è d’accordo: «Non è più possibile trasferirsi qui con la stessa facilità di prima perché serve un permesso lavorativo». Elena osserva che le complicazioni burocratiche hanno creato «un’enorme offerta di lavoro, ma non abbastanza persone per accoglierla come in passato».
Spetta ad Arturo Alaimo, 27enne di Montepulciano (Siena), ribadire, nonostante la crisi globale, il ruolo attrattivo di Londra. Arturo, che si occupa di analisi dei mercati di bond e altri titoli di debito, ci fa notare come anche Londra stia risentendo della difficile situazione finanziaria mondiale con un’inflazione record al 10 per cento che ha un impatto su tutti (al momento in cui si scrive è all’11 per cento). Tuttavia, Londra sembra essere «quasi immune» a conferma della resilienza di questa città e della sua capacità di rigenerarsi continuamente guardando al futuro. Londra non smette insomma di essere il luogo delle opportunità. Un mondo «altro» rispetto all’Italia, verso cui comunque da emigrati si guarda con nostalgia e un po’ di amarezza. Mancano inevitabilmente la famiglia, gli amici, il buon cibo, ma anche un po’ di «sano edonismo» come lo definisce Paola, ovvero la capacità tutta italiana di sapersi godere la vita al di fuori del lavoro. Al momento, però, a vincere è ancora il richiamo di una città che accoglie i sogni, l’iniziativa, la creatività e la volontà personale.
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