Il vento della cupidigia
Apparire a tutti i costi belli e sgargianti sembra quasi un «dogma» dei nostri tempi. Soltanto dei nostri? Forse di sempre. Le parole di sant’Antonio si concentrano in particolare sull’avaro, paragonato a una canna sbattuta dal vento. Come spesso accade nella sua riflessione, il Santo sa cogliere in molti dettagli alcuni efficacissimi spunti di meditazione. Ciò che innanzitutto salta agli occhi è il contrasto tra l’immagine appariscente della canna – dobbiamo pensare alla canna palustre, svettante, con il suo bel pennacchio folto e biancastro – e la sua vuota consistenza. L’avaro sembra proprio così: si gonfia d’orgoglio per le ricchezze che è in grado di esibire all’esterno, ma il suo cuore è vuoto. Ci sarà forse capitato di incontrare persone simili; tristemente appiattite sulle cose che possiedono, quando aprono bocca non sanno comunicare nulla di profondo, che sia capace di far pensare. Trasmettono, appunto, un desolante senso di vuoto.
A fare oscillare questa canna è un vento assai pericoloso, quello della cupidigia. Si tratta di una sorta d’ingordigia cieca, una fame insaziabile di accumulare. È interessante che tale fame sia paragonata al vento. In effetti la cupidigia costituisce spesso un pungolo, che ti costringe a vagare a destra e a sinistra pur di ammassare di continuo. L’avaro non sta mai fermo, sembra che nulla gli basti e più possiede, più vuol possedere. È incapace di assaporare i risultati raggiunti, di dare un senso alle sue ricchezze; ha molto, ma è come se non avesse nulla. È, appunto, senza alcun frutto. E infatti il frutto – si fa per dire – della canna è quel pennacchio evanescente, fatto di lanugine dispersa con facilità. Questo sferzante esempio che sant’Antonio ci propone può essere facilmente applicato non solo alle persone avare, ma anche ad altri infelici stili di comportamento.
Si può essere ingombranti all’esterno e vuoti dentro quando ci sentiamo spinti a parlare di continuo senza mai ascoltare, o quando ci si sente obbligati a dimostrare d’aver sempre ragione. Oppure si può nascondere il vuoto interiore esibendo la propria cultura, talvolta utilizzata per il gusto di emergere sugli altri, quasi schiacciandoli e umiliandoli. Si potrebbero accumulare eccellenti risultati in qualche disciplina sportiva o artistica, ubriacati dalla smania di raggiungere le più alte vette del successo. Attenzione, però: quelle vette potrebbero somigliare troppo al pennacchio della canna. Basta ben poco perché siano disperse lasciando l’amaro in bocca.
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