Dopo otto anni le clarisse sono tornate ad abitare il monastero di Santa Rosa a Viterbo. Ma non da sole. Accanto a loro, altre suore e laiche e laici danno vita a una comunità sostenuta da uno spirito sinodale, al servizio del Vangelo.
In questo tempo in cui sembra assurdamente normale l’idea della guerra, salutiamo le vite vissute dei nostri cari e preghiamole di aiutarci a costruire qui sulla terra, e ora, la pace.
Occorre riconoscere l’essere umano dietro a etichette come «povero» e «mendicante». Occorre dare voce a chi non ce l’ha e dare visibilità a chi è invisibile. L’altro esiste quando accettiamo di vederlo, incontrarlo, ascoltarlo.
Il libro è frutto del percorso di riflessione e revisione del cammino di crescita individuale e di coppia proposto dai Gesuiti presso Selva di Val Gardena, che ha capacità di tenere «uniti da un lato l’annuncio di fede, limpido, saldamente biblico, fortemente esperienziale, e insieme una forma altrettanto limpida e rigorosa di laica libertà» (cfr. prefazione di Mariapia Veladiano). La struttura del testo si basa sulla preghiera di Tobia e Sara la notte delle loro nozze (Tb 8,4-8): ogni capitolo ha come titolo un verbo ripreso da un versetto della pericope biblica.
«Osserva come sia diversa la caduta della pioggia da quella della grandine. La pioggia cade delicatamente per fecondare, la grandine cade con violenza per distruggere» (Sant’Antonio, Sermoni, Annunciazione I, 8).
La vocazione è un dono prezioso, non un peso. Non lasciare che la paura ti impedisca di vivere la vita che Dio ha in serbo per te. Abbi fiducia in lui: non ti deluderà.