Il tesoro più grande

Una notte di terrore in casa, in balìa dei ladri. Lo smarrimento e la paura vinte con la fede. Grazie a un sant’Antonio rassicurante che protegge la famiglia di Massimo.
16 Maggio 2018 | di

Massimo lo sa da sempre. Lui e sua moglie hanno una ricchezza immensa: una famiglia di otto figli. Nonostante le difficoltà di gestire una famiglia così grande, non gli è mancata la possibilità di costruire, con tanti sacrifici, una bella casa, ampia e moderna.

Osservandola da fuori, un malintenzionato potrebbe pensare che dentro siano nascosti chissà quali tesori. In realtà, l’unico vero, grande tesoro è l’amore che da sempre unisce Massimo, sua moglie e la loro famiglia. Ma questo, un malintenzionato non può nemmeno lontanamente immaginarlo.

Sono le 4 di notte. Massimo è andato a letto da poco. È rimasto in piedi fino a due ore prima con sua figlia, per aiutarla nella revisione della tesi di laurea che la ragazza deve presentare all’università. Dormono tutti. Tranne lui. Ha una strana inquietudine. Quasi un presentimento. Sente dei rumori provenire dallo studio. Forse è sua figlia che si è attardata ancora sulla tesi. Eppure gli era sembrato che fosse andata a letto anche lei.

Con un po’ di indolenza si alza, e scende nello studio. Sua figlia non c’è. La tesi è ancora lì, sopra il tavolo. Massimo sta per tornare sui suoi passi quando un uomo travisato lo immobilizza e lo afferra per il collo. È un attimo. Ha appena il tempo di accorgersi che l’uomo non è solo. C’è un complice nello studio, anch’egli con il volto coperto. In quel momento appare sulla soglia della stanza anche la moglie di Massimo. Lui spalanca gli occhi nel vano tentativo di metterla in allerta con un gioco di sguardi. Ma è tutto inutile.

I due malviventi vanno al sodo. Vogliono oro e gioielli. Massimo cerca faticosamente di convincerli che lui ha solo un po’ di denaro in contanti. Non c’è altro di valore in casa. Quel che teme è che i suoi quattro figli maschi, che dormono di sopra, possano svegliarsi e reagire. E che l’intrusione possa trasformarsi in una tragedia.

Alla ricerca di una via d’uscita

Massimo mette insieme una frase misurata e sincera, con tutta la verità che permea le sue parole: «La nostra è una famiglia numerosa. Facciamo fatica ad arrivare alla fine del mese. E questa è l’ultima settimana». I due uomini incappucciati si guardano tra loro senza parlare.

Massimo non si scompone, e li anticipa: «Posso prendere il portafoglio dalla mia giacca?». Sembra quasi volerli preparare al fatto che il bottino sarà magro. I due annuiscono col capo. Massimo allarga con le dita lo scomparto delle banconote. Qualche centinaio di euro appena, per lo più in pezzi da 20. Molti sono spiegazzati. Segno che sono stati a lungo maneggiati, pensando e ripensando se spenderli oppure no. Ogni piega racconta un dubbio, una valutazione, un rinvio.

Massimo e sua moglie sono in balìa dei due malviventi. Quello che sembra il capo si avvicina a una finestra socchiusa e pronuncia un nome incomprensibile. È quello del terzo complice in giardino. L’uomo entra in casa unendosi ai primi due. Decidono di andarsene portandosi via computer, borsette, zainetti e telefonini. Un quarto complice che, nel frattempo, ha sottratto le chiavi della macchina del fidanzato della figlia di Massimo, avvia il motore dell’auto, e carica gli altri complici. La banda si dilegua scomparendo nell’oscurità.

Massimo e sua moglie, rimasti ormai soli e impietriti, osservano la scena del crimine, solitaria e abbandonata; teatro di una violenza a cui non sanno dare una spiegazione. Che fare adesso? Chiamare i carabinieri? La polizia? Magari riacciuffano i malfattori. E se, poi, quelli ritornano covando vendetta? E se vengono rimessi in libertà in attesa del processo? Quante variabili.

Non possono vivere succubi delle loro paure. Hanno sempre insegnato ai loro figli che non bisogna mai permettere a nessuna prova a cui la vita ci sottopone di condizionare i nostri sentimenti di ottimismo e gratitudine verso la vita stessa e quello che ci ha donato. Non possono rinnegare proprio adesso i valori in cui credono! Così si risolvono a chiamare la polizia che interviene in pochi minuti.

L’involontario testimone oculare

Sopraffatti da una strana frenesia, Massimo e sua moglie cominciano a rimettere ordine in casa. Come per rimuovere i segni di quella violenza, e riportare tutto alla normalità. La stanza è a soqquadro. Alcuni cassetti sono stati aperti. È in quel momento che notano, sopra la credenza, un’immagine di sant’Antonio, involontario testimone oculare della rapina.

La moglie di Massimo l’aveva riposta con cura dentro un cassetto. Era un regalo. Chissà com’era finita sopra la credenza? Forse i ladri se l’erano ritrovata tra le mani frugando qua e là. E poi l’avevano abbandonata senza capirne il valore.

Chi non conosce sant’Antonio? Magari anche i due ladri erano, in cuor loro, suoi devoti. Erano solo cresciuti dalla parte sbagliata della società. Per Massimo e sua moglie è comunque un segno. Sant’Antonio aveva vegliato su di loro.

Data di aggiornamento: 16 Maggio 2018

1 comments

19 Agosto 2018
Mi sono praticamente innamorato di Antonia Arslan! Qui a Wollongong,Australia, ho anche trovato un suo libro. Alla biblioteca comunale, in Italiano.Poi l'ho scoperta sul Messaggero che viene riciclato a mia moglie quando porta la Comunione a delle persone italiane ,quasi tutti anziani ,di cui qualcuno prega molto il Santo.
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di Lino

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