Al Santo con la nostalgia di Dio
La premessa indispensabile all’avvio di nuovi percorsi di solidarietà e di pace, è la pacificazione del cuore, inteso nel suo significato biblico. Cioè il cuore come capacità di comprendere, conoscere e sapere (per cui si parla di «sapienza del cuore»); come luogo della memoria (non a caso la parola ri-cordare deriva da cuore), per cui ricordare è anche essere fedeli; e infine, come l’insieme dei sentimenti, l’amore, anzitutto, ma anche gioia, desiderio, gratitudine, amarezza, fiducia.
Per questa ricchezza di significati, spesso nella bibbia il cuore rappresenta la persona nella sua totalità. Perciò specchio dell’anima: cuore buono equivale a uomo buono, cuore cattivo a uomo cattivo. Nessuno potrà dire di conoscere pienamente una persona finché non avrà conosciuto e saggiato il cuore.
Per la Sacra Scrittura il cuore è anche il luogo dove si compie l’incontro fra Dio e l’uomo, il santuario interiore dove si accoglie la presenza divina. Da questo si comprende l’esigenza del primo comandamento cristiano: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso» (Dt 6,4; Mt 22,34; Mc 12,28).
Il pellegrino che arriva nella basilica di sant’Antonio, o in qualsiasi altro santuario, spesso ha il «cuore» in tumulto, senza pace, perché appesantito da situazioni esistenziali, personali o familiari, aggravate da conflitti con altre persone, dalla mancanza di lavoro, di prospettive, di mezzi economici necessari a una vita dignitosa per sé e per la sua famiglia.
O anche da problemi di fede perché il suo «cuore» o è lontano da Dio, di cui, tuttavia, avverte la nostalgia nonostante l’esperienza del peccato; o è in conflitto con Lui, a causa di eventi dolorosi imprevisti, come l’insorgere di malattie, la morte di persone care, un incidente che ha compromesso gravemente l’esistenza.
Luogo strategico per il buon esito del pellegrinaggio, la Penitenzieria della basilica del Santo, o meglio, il sacramento della riconciliazione e penitenza che in essa si amministra, diventa il «cuore» del pellegrinaggio, trasformato alla fine, in viaggio nell’interiorità profonda della persona dove può avvenire l’incontro pacificante con Dio, che solo conosce il cuore dell’uomo.
Non ci sono «numeri» da presentare su questa spirituale esperienza, tipica della basilica di sant’Antonio che fu insigne apostolo del sacramento della confessione. La dice lunga, comunque, il numero di frati confessori in essa presenti, che nei giorni di maggior afflusso di pellegrini (domeniche e festività) può superare il numero di 20.
Il pellegrinaggio dovrebbe sempre concludersi con il festoso incontro con il Signore nella celebrazione dell’eucaristia. Qui è più facile verificare il numero di fedeli che ricevono la comunione. Nel corso del 2016, anno giubilare, sono state celebrate quasi 18mila Messe e distribuite circa 500mila Comunioni. A completare i dati, si aggiungono anche i 100 Battesimi amministrati.
I «santi segni» che sono i sacramenti, costituiscono l’asse portante della vita quotidiana del santuario di sant’Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che continua, attraverso il ministero dei suoi confratelli, la missione di evangelizzazione e di salvezza.