Cento anni fa nasceva Turoldo, il poeta degli ultimi

Il 22 novembre padre David Maria Turoldo avrebbe compiuto cento anni. Il grande poeta, che aveva posto i suoi versi a servizio degli uomini e di Dio, nel ricordo dell’amico e discepolo Ermes Ronchi.
22 Novembre 2016 | di

David Maria Turoldo, frate Servo di Maria, poeta e profeta di tempi nuovi. Lo incontravi, e ti colpiva da un lato la sua imponenza e irruenza da antico guerriero vichingo e dall’altro lato i suoi occhi infantili e chiari. Restavi scosso dalla sua voce profonda e vibrante, da cattedrale o da deserto, e poi ti seduceva l’invincibile sorriso degli occhi azzurri.

Lo ascoltavi e la sua parola apriva spazi al volo. Ascoltarlo era rimanere accesi. Regalava stupore, quella esperienza felice che scardina gli schemi, che si inserisce come una lama di libertà in tutto ciò che ci satura.

Libero da maschere e da paure, da ogni cortigianeria, da tutto ciò che è cascame culturale, infedele alla lettera per essere fedele allo spirito. Contagiava di libertà e fedeltà, entrambe assolute. E di quella gioia corroborante e vitalissima che nasce dalla coscienza di appartenere a un sistema aperto e non a un sistema chiuso, definito, concluso. Dono impagabile che fanno i profeti: tu appartieni a un sogno. I discepoli di Cristo sono inventori di strade e non esecutori di ordini.

Turoldo sapeva liberare la Parola da ogni sequestro ecclesiastico, e proporre un Dio «che fiorisce sotto il sole», cui piace sconfinare, pascolare nella terra dell’uomo, e non nel solito paradiso. Ha cantato un Cristo che scorre dentro il torrente della vita, nel pane che profuma, nel vino che è sangue, nelle mani che accarezzano il volto, nella fessura di luce che è la finestra dell’abside aperta a oriente. Non rubatemi.../ la gioia che nessun tempio / Ti contiene / e nessuna chiesa Ti incatena. È il Cristo  della strada, degli uomini liberi, «fonte di libere vite».

E proprio perché entrava nella vita, la sua non era una parola neutra e la sua predicazione non poteva non suscitare, come ogni parola profetica, accoglienza e ostilità. Dentro e fuori la chiesa. Ma proprio per questo, perché amava con la stessa intensità il cielo e la terra aveva il dono rarissimo di saper parlare a tutti, credenti e non credenti: «Non cerco il consenso e neppure il dissenso – scriveva –, ma il senso».

 

Nello speciale dedicato a padre Turoldo, pubblicato nel numero di novembre del Messaggero di sant’Antonio, oltre all’articolo completo di padre Ermes Ronchi c’è anche un approfondimento sulla vita e sulle opere del grande poeta sacerdote, scritto da Enrico Grandesso. Lo trovi anche nella versione digitale della rivista. Provala!

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017

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