La Gerusalemme di Carlo Maria Martini
Avrebbe compiuto 97 anni domani, 15 febbraio, il cardinale Carlo Maria Martini, indimenticato protagonista della vita ecclesiale dello scorso secolo e dal 1979 al 2002 arcivescovo di Milano. E per ricordare il suo genetliaco, proprio domani, alle 18.30, all’auditorium San Fedele a Milano, si terrà una lettura teatrale dal titolo «Carlo Maria Martini: viaggio a Gerusalemme», di e con l’attrice, regista e drammaturga Marina Bassani, accompagnata dalla violinista Laura Riccardi, organizzata dalla Fondazione Carlo Maria Martini e dalla Fondazione Culturale San Fedele.
«L’idea del reading – spiega Marina Bassani – è maturata lentamente in Maria Stefania – Maris – Martini, sorella del cardinale, perché ci teneva molto a realizzare un ritratto del cardinale alla luce del suo profondo rapporto con il mondo ebraico». Quando il cardinale era arcivescovo di Milano, infatti, non solo coltivò una bellissima amicizia personale con il rabbino capo della città, rav Giuseppe Laras, ma avviò un proficuo dialogo con quelli che egli definiva «i nostri fratelli maggiori» e non a caso, poco prima del suo funerale, il 3 settembre 2012, i rabbini Arbib, Laras, Richetti e David Sciunnach intonarono «I salmi ascensionali», vale a dire la preghiera che recitavano i pellegrini quando salivano a Gerusalemme. Il rav Laras, inoltre, cantò «L’eterno ripaga con il bene coloro che sono retti di cuore», in segno di gratitudine per quello che il mondo ebraico riconosceva come un «giusto».
«Maris Martini – prosegue Bassani – aveva assistito a Torino un mio spettacolo dedicato a Paolo De Benedetti, anch’egli figura di spicco nel dialogo ebraico- cristiano, e quindi mi ha chiesto di scrivere e portare in scena un testo in ricordo di suo fratello. Ci ho pensato su molto, ma poi ho deciso di accettare, anche perché lo avevo conosciuto all’Aloisianum, dove il cardinale trascorse l’ultimo periodo della sua vita, in compagnia di mio marito che era stato l’editore del suo libro Il Vescovo, e mi aveva molto colpita. Io sono un’attrice di teatro, ma parallelamente coltivo un profondo interesse per i temi spirituali, mi sono occupata per esempio di Etty Hillesum, di Primo Levi, e ho quindi pensato che anche il testo sul cardinal Martini poteva entrare in questo mio filone di interesse. Ho quindi cominciato a leggere del materiale di e su di lui e poi a scrivere. Ne è uscito un racconto molto incentrato sul “Martini biblista”, perché a mio avviso il suo rapporto con la Bibbia e in particolare con l’Antico Testamento ha caratterizzato la sua figura, e con un focus sul tema del pellegrinaggio, inteso come un ritorno sui passi dei patriarchi».
«Infatti, la sua grande vocazione – riprende l’autrice – a mio avviso è stata quella di “reincarnare” i patriarchi, di rivivere la loro storia per poter tornare ad abbracciare quel rapporto di alleanza, quel patto con Dio che lui, il cardinal Martini, ha ben compreso essere centrale nell’ebraismo, insieme a quello dell’ascolto. Quindi il tema del pellegrinaggio, dell’alleanza e dell’ascolto sono il fil rouge del mio testo, che parla del deserto, della città dell’Apocalisse, di Gerusalemme come luogo non di discordia ma di conciliazione. E poi del tema dell’esilio, sempre molto attuale purtroppo».
Sulla scena Marina Bassani sarà accompagnata dalla violinista Laura Riccardi, milanese, docente al conservatorio di Messina. «Nelle mie letture – conclude infatti Bassani – la musica ha sempre una grande rilevanza. In questo caso, Laura Riccardi ha un motivo in più per essere con me sulla scena: da bambina, infatti, aveva conosciuto molto bene il cardinale, perché la mamma la portava sempre ad ascoltarlo alla Cattedra dei non credenti, e lo aveva profondamente amato. Dunque con Laura Riccardi abbiamo costruito questo reading con letture intercalate da musica, dove naturalmente Bach la fa da padrone, ma anche Fauré o Rachmaninov».
L'appuntamento è quindi per domani, 15 febbraio, alle 18.30, all’auditorium San Fedele, in via Hoepli 3/b, a Milano, per ricordare un grande uomo di Dio, un maestro e un testimone, la cui azione pastorale fu improntata al rispetto e al dialogo con tutti: cristiani, credenti di altre religioni e non credenti.