La seconda vita di Majorana
Dopo essersi imbarcato su un traghetto postale che da Napoli faceva rotta verso Palermo, il giovane Ettore Majorana fece perdere le proprie tracce. Sulla sua sparizione si sono fatte molte congetture: suicidio, fuga in un altro paese, cambio d’identità, un volontario esilio dal mondo, magari in un remoto convento. A dominare su tutte le ipotesi, la pista sudamericana.
Nato a Catania centodieci anni fa, il 5 agosto 1906, Majorana era considerato l’Einstein italiano. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, si era reso conto di quanto la fisica potesse diventare uno strumento di morte, nelle mani sbagliate, come infatti la storia ci ha insegnato, da Hiroshima alla Guerra fredda. Ma, forse, Majorana aveva intravisto anche altre minacce che non possiamo nemmeno immaginare. E aveva deciso, contrariamente ad altri fisici, a volte cooptati da dittature o governi, di sottrarsi alla ricerca scientifica.
A ritornare sull'ipotesi di un suo esilio volotario in Sudamerica, è questo libro suggestivo e inquietante. Gli autori hanno incontrato i familiari degli ultimi testimoni che hanno presumibilmente conosciuto lo scienziato siciliano. Perfino la magistratura italiana ha accertato la presenza di Majorana in Venezuela. Non mancano i colpi di scena e una ricca iconografia, coinvolgenti come un thriller che, a giudicare, è solo il lettore.