Lugano, l’italiano ha trovato Casa
Che tutti ne avvertissero da tempo la necessità, era cosa nota, tenendo conto del fatto che la Svizzera tedesca, da tempo, dispone di quattro Case della Letteratura: a Basilea, Zurigo, Lenzburg e Stans, mentre la Romandia ne ha una a Ginevra alla quale va aggiunto l’Istituto Letterario di Bienne: luogo di formazione per scrittori e traduttori. Proprio alla minoranza di lingua italiana e nella regione in cui la promozione della lingua è più sentita, mancava una struttura adatta a favorire la lettura e l’accesso alla cultura scritta. Così, alla fine, anche l’italiano, grazie a filantropi e mecenati locali, si è conquistato la sua Casa della Letteratura nella prestigiosa Villa Saroli di Lugano, nel Canton Ticino (www.casadellaletteratura.ch). Ma anche gli enti pubblici hanno avuto il loro ruolo di guida e supporto. «Accanto al Ticino, pure i Grigioni italiani lottano per la difesa e la promozione della lingua italiana», sottolinea il presidente della Casa della Letteratura, Fabiano Alborghetti, egli stesso poeta e promotore culturale svizzero di lingua italiana. Le sue poesie sono state tradotte per riviste, antologie o in traduzione integrale, in più di dieci lingue. Ed è stato co-direttore artistico per la Svizzera e l’Italia del Festival «PoesiaPresente».
«I rapporti con l’Italia – prosegue Alborghetti – sono necessariamente e volontariamente forti. È la “letteratura di riferimento” per prossimità linguistica, ma anche per la presenza di autori di altissimo valore letterario: in prosa, poesia e saggistica». La Casa della Letteratura sta tessendo una rete di scambi e connessioni con altre realtà e con festival «proprio per sottolineare come non esista una frontiera – o, peggio, una barriera – linguistica, bensì una comunità allargata». La direzione è quella di favorire la conoscenza reciproca perché «seppur vicina all’Italia, la Svizzera italiana resta una terra “misteriosa” per molti, e della cui letteratura poco si sa».
Italiano di spessore
Quanto è rilevante, oggi, lo studio e la diffusione della nostra lingua e della letteratura nella Svizzera italiana? «Nonostante una presenza altalenante nella quotidianità sociale e nella sfera politica – osserva Alborghetti – la lingua italiana ha un ruolo consolidato. Parlano, però, i numeri: nella Svizzera tedesca e romanda sono molto più numerosi gli abitanti rispetto alla “Svizzera italiana” che comprende non solo il Ticino, ma i Grigioni appunto, e il Vallese. Resta, però, una lingua profondamente radicata. L’italiano è parlato dai figli di seconda o terza generazione, negli atenei, in diverse programmazioni culturali; laddove la migrazione italiana degli anni Sessanta e Settanta si è manifestata in modo più corposo, e dove ancora vive: a Bienne, Ginevra, Zurigo, solo per citare alcune città».
Dal canto loro, gli svizzeri italofoni hanno un’adeguata consapevolezza e conoscenza della letteratura italiana. Il percorso di studi, specie nei licei e nelle università, accoglie e sostiene la letteratura italiana, non solo puntando sui grandi nomi di Dante, Petrarca, Pascoli, Leopardi e altri, ma anche su autori viventi, che spesso incontrano gli studenti. Tra i contemporanei di lingua italiana in Svizzera: Fabio Pusterla, Alberto Nessi, Yari Bernasconi, Andrea Fazioli, Pierre Lepori. «Se diamo uno sguardo al passato, dobbiamo ricordare Giovanni Orelli e Giorgio Orelli, passando per Plinio Martini, Giuseppe Zoppi e Francesco Chiesa. Autori apprezzati anche dai lettori non italofoni che spesso, però, li leggono in traduzione!». Perciò un’attenzione va riservata anche al pubblico dei giovanissimi perché «la letteratura è quel luogo in cui le esperienze personali si sovrappongono alla dimensione più immaginativa: l’unione dei poli porta a una più cosciente decodifica della vita stessa per la quale i ragazzi si preparano, e alla quale vengono preparati. Così avremo laboratori di creazione, circoli di lettura per confrontarci su libri amati e da scoprire, azioni di ascolto o performative, il piccolo teatro letterario», possibilmente spegnendo gli smartphone «per immergersi in un altrove forse più interessante e duraturo».
Intanto, questo mese, la Casa della Letteratura è in trasferta al Festival du Livre di Sion, nel Canton Vallese, grazie alla collaborazione con La Médiathèque di Sion e con il Salone del libro di Ginevra. Sempre questo mese vede anche la sinergia col «Seetaler Poesieommer»: festival con sede a Schloss Heidegg (Lucerna) per l’anteprima della traduzione in italiano de Il muto, romanzo dello scrittore Otto F. Walser. Ottobre, poi, è il mese della poesia: l’editore Interlinea dà alle stampe un poderoso volume antologico delle poesie di Giovanni Orelli, e ne parleranno Pietro Gibellini, professore di Letteratura all’Università Cà Foscari di Venezia, e Uberto Motta, professore di Letteratura all’Università di Friburgo. Inoltre partirà la rassegna di poesia «Spaziobianco» a cura di Jordi Valentini e Mattia Bettoni, incontrando poeti contemporanei e viventi, ma anche poetiche più lontane. A esordire sarà Maria Grazia Calandrone, autrice, giornalista e conduttrice di programmi culturali per Rai Radio3.
«Poesia e letteratura hanno il compito non di dare risposte, ma di sollevare interrogativi – conclude Alborghetti –, affinché ognuno trovi la chiave d’accesso a un proprio luogo di azioni, resistenze, comprensioni. La letteratura deve offrire un nuovo linguaggio alle persone perché siano tese al prossimo. Abbiamo scordato cosa sia la pietas, racchiusi ormai in una disaffezione al sentimento e alla dignità. Ci si entusiasma per il fenomeno, per lo scoop di breve durata, e il nostro moderno umanesimo si risolve in un sms di sostegno, alla lettura veloce di un articolo che genera un’indignazione volatile, alla compartecipazione morale della durata di una trasmissione tv o di un post su Facebook. Bisogna combattere la sopraffazione, l’asettico del virtuale. Leggere significa combattere l’analfabetismo emozionale».