Sant’Antonio da asporto
Ormai siamo esperti, perché ne abbiamo fatta esperienza anche religiosa in questi tempi di Coronavirus. Lì dove, non potendo noi recarci regolarmente in chiesa, ci è toccato di «saltare» confessione pasquale, liturgia della Settimana Santa e celebrazione della Pasqua in un colpo solo. E via via altre celebrazioni o riti connessi (prove di canto, prime comunioni, catechesi, benedizione delle case…). Ci siamo rimasti male, a nessuno di noi, più giovane o più anziano, era mai capitata una cosa del genere, è come se fossimo stati derubati di qualcosa che davamo per scontato se non proprio di dovuto. Forse anche un’abitudine, di quelle routine a cui non ci si fa neanche più caso.
Forse non tutti coloro che in queste settimane si sono lamentati di essere rimasti senza messa erano del tutto sinceri. Forse non tutto questo reclamare il diritto alla messa o il paventare attacchi alla nostra libertà di fede e di celebrazione, era disinteressato o gratuito. Forse la «crisi d’astinenza» ci è servita a ridare o meno valore alle cose in cui crediamo, o credevamo di credere.
Ma, soprattutto, abbiamo toccato con mano per l’ennesima volta che se il diavolo fa le pentole, non è buono poi a fare anche i coperchi, e cioè a portare a buon fine la propria malvagia opera. Perché se è pur vero che è riuscito nell’intento certamente diabolico di tenerci lontani dalle nostre chiese, ha in realtà solo ottenuto che Dio… entrasse come non mai in ognuna delle nostre case, in ciascuna delle nostre famiglie!
Che, dove lo si è desiderato e con un minimo di fantasia e adattabilità, si sono riscoperte autentiche «piccole chiese domestiche»: così definiva la famiglia già il Concilio Vaticano II (Lumen gentium 11). Così continua ripetutamente a definirla papa Francesco: la famiglia è «sede dell’Eucaristia, della presenza di Cristo seduto alla stessa mensa» (Amoris laetitia 15; cf. anche 227; 318 e 324), e gli sposi cristiani sono nientemeno che «consacrati dal sacramento che conferisce loro la grazia per costituirsi come Chiesa domestica» (Amoris laetitia 292). Chissà quante belle esperienze avreste da raccontare in tal senso!
Succede allora che nemmeno la processione di sant’Antonio quest’anno si possa fare? Poco male. Se non saremo noi a recarci da lui, mi sa che sarà anche lui a venire da noi. E non è detto che questo non sarà il suo più grande miracolo…
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