Usa: l'incredibile ascesa di Ocasio-Cortez
La trama di Davide contro Golia è uno degli archetipi narrativi più efficaci della storia della letteratura. E questo il cinema di Hollywood, l’industria più specializzata al mondo nel trasformare gli archetipi in merce, lo sa perfettamente. Migliaia di film raccontano infatti di qualcuno che non ha alcuna chance di farcela contro un avversario tremendamente più forte, eppure ce la fa perché è nel giusto e a tutti gli spettatori di film piace pensare che la giustizia valga più della forza.Nessuno di quelli che escono dal cinema pensa, però, che anche nella realtà Davide ce la farà davvero contro Golia, perché la cronaca quotidiana – che degli archetipi non ha alcun rispetto – ci racconta sempre tutt’altra storia.O, almeno, quasi sempre. In certi casi rari l’eroe fragile sembra farcela anche nella vita vera, a dispetto di tutte le probabilità contrarie. Quando poi quell’eroe è un’eroina, viene da una famiglia poverissima e da una minoranza etnica, più che una trama sembra una favola, eppure è proprio questa la storia di Alexandria Ocasio-Cortez. Sottile come una ballerina, ma altrettanto forte, Alexandria è nata nel 1989 ed è giovane nel modo in cui lo sono solo quelli che erano bambini all’alba del 2000 e le nuove tecnologie cambiavano per sempre le regole. Quei bambini adesso i sociologi li chiamiamo millennials, ma la parola non esisteva ancora mentre Alexandria nasceva nel Bronx, figlia di un negoziante e di una cameriera di origini portoricane. Dal Bronx non ci si aspetta che parta una carriera di prestigio e lei lo sa così bene che nelle interviste ripete spesso: «Il codice postale in cui risiedi determina molto del destino che avrai». È un modo per smascherare quanta illusione ci sia nel mito del sogno americano che promette a chiunque di avere la sua occasione per farcela. In America è vero che il luogo in cui nasci può essere un ostacolo, tuttavia è dove studi a fare davvero la differenza. Lo pensavano anche i signori Ocasio-Cortez, perché quando Alexandria aveva solo 5 anni hanno deciso che quel codice postale doveva cambiare. L’educazione dell’unica figlia valeva il prezzo di un trasloco e così per lei si sono aperte le porte della scuola primaria di Yorktown a un’ora dal Bronx. Alexandria è brava nelle materie scientifiche e vuole diventare una scienziata, ma a 19 anni le muore il padre di cancro proprio mentre scoppia la crisi dei mutui subprime, la peggiore recessione economica dopo quella del ’29. Per finire gli studi Alexandria farà la barista e la cassiera e quegli anni difficili, oltre a salvare la casa dai debiti, serviranno a strutturarle una coscienza politica da attivista, portandola all’università di Boston a studiare Economia e Relazioni Internazionali.
Ma Alexandria è una di quelle che tornano a casa per sistemare le cose in sospeso e, così, dopo la laurea inizia un percorso di impegno territoriale che la riporta prima nel Bronx accanto alle categorie socialmente più deboli (immigrati, ragazze madri, disoccupati) e poi la schiera come attivista nella campagna di Bernie Sanders, lo sfidante di Hillary Clinton alle primarie del partito democratico. Sanders, forse la stella più a sinistra mai comparsa nel firmamento della politica americana, non riesce a farsi candidare alla presidenza, ma le sue parole in campagna elettorale infiammano molti giovani che fino a quel momento non si sono interessati di politica, cadendo come semi nelle aree più depresse, quelle dove i candidati che vengono dai quartieri alti non vanno volentieri e la priorità non è la politica, ma il pane.Alexandria però ha studiato troppo bene l’economia per non sapere che pane e politica sono la stessa cosa e così, quando due anni dopo le chiedono se vuole candidarsi alle primarie per decidere chi tra i democratici deve correre alle elezioni di medio termine per lo stato di New York, lei accetta. Non ha denaro suo e ha pochi finanziatori che riescono a mettere insieme 300 mila dollari, polvere contro i più di 3 milioni che può invece mettere in campo il suo avversario, un politico di lungo corso sostenuto dai vertici del partito, ai quali non si ha la minima idea di chi sia questa ragazza portoricana venuta dal niente. È di nuovo Davide contro Golia, l’archetipo fatto vita, e la fionda di Alexandria sono gli anni di attivismo passati sul territorio a farsi conoscere e stimare dalle persone per cui la politica si fa davvero. Il suo avversario la crede così perdente che ai confronti pubblici manda un suo sostituto, convinto di non avere tempo da perdere con una ragazzina figlia di immigrati di seconda generazione, che si è pagata gli studi versando birre in un bar. Tutti gli osservatori sono d’accordo con lui, eppure ai primi di giugno succede l’impensabile: la portoricana laureata a birre vince le primarie. Sarà lei a rappresentare il partito alle elezioni di mezzo mandato e il suo successo è stato talmente grande che c’è chi comincia a temere che la ragazza del Bronx possa persino diventare senatrice dello Stato, la stessa carica da cui è partita la corsa alla presidenza di Barack Obama.
Impossibile dire ora come andrà, ma la sua impresa Alexandria l’ha già fatta mettendo in scacco la politica cinica che la credeva invisibile come quelli che rappresentava. Lei è la dimostrazione che il movimento #metoo e le feroci politiche anti immigrazione di Trump stanno innescando meccanismi nuovi e la richiesta di giustizia e democrazia sta tornando a far sentire la sua voce. Il fatto che sia una voce di ragazza vince in forza narrativa persino l’archetipo.