La missione di frère Jean Paul
In Basilica del Santo i confratelli lo chiamano, con affetto, frère Jean Paul. Proprio come i tanti italiani che padre Giampaolo Pinato ha seguito in oltre 50 anni di attività pastorale all’estero.
Padre Giampaolo, originario di Sant’Angelo di Piove di Sacco (PD), è stato prima a Würzburg, in Germania, dove ha completato gli studi di teologia vicino agli immigrati italiani. Poi, per 38 anni, in Francia e, infine, in Austria, sempre impegnato nell’attività pastorale di assistenza dei lavoratori italiani all’estero.
In tanti gli riconoscono l’appellativo di «vero missionario itinerante». Per una ragione altrettanto precisa: quella zona a sud est della Francia frère Jean Paul l’ha girata in lungo e in largo. Su e giù per le colline vicino Carcassonne, a bordo della sua mitica Fiat 500, il frate si recava a visitare famiglie, persone sole o anziane, ovunque si trovassero, per portare conforto, sacramenti e un appoggio spirituale.
Lo scorso dicembre frère Jean Paul è stato tra i «Padovani nel mondo 2017» premiati (nella foto, un momento della cerimonia: a destra padre Pinato, con lui anche il Rettore della Basilica, padre Oliviero Svanera) per aver diffuso il patrimonio di valori della cultura italiana.
«La mia attività con gli italiani all’estero inizia nel 1956. All’epoca, mentre completavo gli studi di teologia all’Università di Würzburg in Germania, cominciai a occuparmi di lavoratori e studenti universitari italiani insieme con monsignor Silvano Ridolfi e padre Luciano Segafreddo. Dal 1960 al 1998 sono stato in Francia a fianco di tanti lavoratori. Dal vescovo di Carcassonne avevo ricevuto l’incarico di coordinare l’attività pastorale e sociale delle comunità cristiane, degli italiani residenti nell’Aude e anche dei lavoratori stagionali a Lourdes».
Dal 1998 al 2007 si sposta in Austria, in uno dei centri culturali e storici più famosi: la Minoritenkirche di Vienna.
Oltre all’impegno sacerdotale, iniziato nella parrocchia di san Bonaventura di Narbonne, diventa superiore a Fontcouverte e responsabile della Commissione diocesana e regionale dei Migranti.
«Sempre in auto raggiungevo le comunità dei residenti di Carcassonne, ma anche di Tarbes, Lourdes, Toulose, Pamiers – conclude –. Portavo un saluto e un conforto alle persone ammalate, anziane e alle famiglie in difficoltà. Erano contatti preziosi che promuovevano relazioni. Ho poi organizzato le colonie estive per bambini e ragazzi italiani».