Una startup romana a Berlino
«Creatività, basso costo degli affitti e uno Stato che aiuta chi vuole investire: sono le ragioni principali per cui Berlino dal 2012 è diventata, dopo Londra, la capitale europea delle startup, ovvero di quelle aziende giovani che offrono servizi legati a internet e hanno pochi anni di vita. È una città diversa da quella in cui arrivai nell’estate del 2007. Allora c’erano poco lavoro e pochi investimenti dall’estero. Ora il trend è opposto. E non per forza è un bene». A parlare è Leandro Frigerio, romano, classe 1977, una laurea in Scienze della comunicazione a Tor Vergata, dal 2001 consulente informatico prima nella capitale italiana e poi in quella tedesca. A Berlino nel 2012 Leandro ha fondato una startup specializzata nello sviluppo di software, online marketing e pianificazione di strategia per il mercato digitale.
Ma perché trasferirsi in Germania? «Sono arrivato a Berlino per curiosità, attratto dalla vivacità della città – premette –. La mia meta finale era l’Olanda, all’epoca reputata il posto giusto per chi voleva lavorare nel digitale. E invece sia il lavoro che, soprattutto, l’incontro con quella che poi è diventata mia moglie e la madre di mio figlio (il secondo è in arrivo) mi hanno convinto a restare». Al cuore (e agli affari) non si comanda. Dopo tante soddisfazioni e molti sacrifici, però, qualcosa ora per Frigerio è di nuovo in movimento. «Berlino sta crescendo a prescindere dalle conseguenze della Brexit e dal graduale abbandono di Londra da parte di tante aziende. Non penso, però, che tale fenomeno durerà a lungo. Già quest’anno, rispetto al 2014 potrebbero nascere molte meno nuove aziende. Sta cambiando il modello di business, si sta capendo che non tutte le idee legate al digitale sono destinate ad aver successo, sia qui che altrove».
A Berlino, dunque, si respira aria di svolta. Il grande afflusso di investitori ed espatriati negli ultimi anni ha cambiato volto alla capitale: «Gli affitti non sono più economici come un tempo e anche il costo della vita in generale sta raggiungendo la media delle altre città tedesche. C’è il rischio di un “effetto boomerang”» avverte Frigerio, ben consapevole che – quando si parla di nuove imprese gestite da giovani – l’incertezza è sempre in agguato. «Flessibilità e precarietà sono due parole d’ordine – conferma Leandro, parlando ancora di startup –. Poiché si tratta di piccole realtà, a volte gli orari non esistono. Ho conosciuto molte aziende simili da vicino e non sempre mi ci sono trovato bene. Per fortuna in Germania le offerte ancora non mancano, quindi ho potuto cambiare». Reinventarsi in un terreno così complesso – dove per giunta solo tre lavoratori su dieci sono donne – non è però una passeggiata. Per questo alla domanda: «Sarà Berlino per sempre?», Frigerio non esclude colpi di scena: «Difficile dirlo. È una città avvincente quando si è da soli, ma ora che il mio primo figlio comincia a entrare nell’adolescenza, l’idea di un contesto più tranquillo non è poi così assurda».