MoPi, a New York una pizza da Museo
Kareem Rahma è di origine egiziana, ma è cresciuto negli Stati Uniti. Ha una passione che dovrebbe far ingelosire molti italiani: è un super esperto di pizza, anzi è così innamorato del cibo italiano più famoso al mondo che il 13 ottobre realizza un suo sogno: apre a New York, al 718 di Broadway, vicino all’Università di New York, il «MoPi»: museo (temporaneo) della pizza.
Fin da ragazzino Kareem ha intuito che la pizza è il cibo perfetto: deliziosa, versatile, comoda da portare in giro, e fatta per essere condivisa con gli amici. Da molti anni vive a New York dove è socio di un’azienda di comunicazione, la Nameless Network, ma quando era studente nel Minnesota, fece amicizia con il gestore di una pizzeria. «All’epoca mangiavo la pizza quasi tutti i giorni – ricorda –. E misi insieme tanti di quei cartoni per le pizze, che realizzai una piccola opera d’arte a forma di torre».
La Big Apple è un’altra felice coincidenza della sua vita. L’ennesima tappa del suo indissolubile rapporto con la pizza. «Tra il 1880 e il 1924 arrivarono negli Stati Uniti più di 4 milioni di italiani – ricorda –. Molti si stabilirono nelle aree urbane del Nordest, soprattutto nella città di New York. Nel 1905 “Lombardi’s” ottenne la prima licenza per preparare la pizza. Fu un successo, tanto che molti suoi dipendenti e collaboratori aprirono, a loro volta, altre pizzerie.
La pizza è il cibo degli immigrati, ma è anche un brand internazionale. Celebra la diversità e la vicinanza». Ed è uno dei pochi nomi universali di cibo. Infatti può essere usato e capito indifferentemente in tutte le lingue e in tutti i Paesi del mondo.
«Oggi – osserva Kareem – non avremmo la pizza negli Stati Uniti senza l’Italia e gli immigrati italiani venuti a New York, ma anche senza gli antichi egizi che iniziarono a cucinare il pane nei forni d’argilla, o senza i greci che, in epoca classica, elaborarono il plakountos, un pane di forma appiattita guarnito con erbe aromatiche, aglio, datteri e formaggio. Come dire che la pizza è un’icona globale ma anche classica».
Per gli americani la pizza è diventata un feticcio. Il 93 per cento di loro la mangia almeno una volta al mese. In un anno se ne spazzolano ben 13 chili a testa, quasi il doppio di quella che consumano gli italiani.
Cosa troveranno i visitatori al «MoPi»? «È uno spazio piuttosto grande, disposto su più piani – spiega Kareem –. La galleria del “MoPi” è simile a quella di un museo tradizionale, ma qui sono esposte sculture ispirate alla pizza, e c’è una sua storia interattiva. Il “MoPi” ha ovviamente una propria pizzeria all’interno. Alcuni artisti contemporanei propongono varie installazioni per vivere esperienze immersive davvero originali e divertenti».
Il «MoPi» è un pop-up museum, cioè un’esposizione temporanea. Kareem ricorda che «tutte le cose belle finiscono. Noi vogliamo offrire un’opportunità unica nella quale ognuno può incontrarsi, essere felice, divertirsi, mangiare tanti tipi di pizze diverse e vivere un’esperienza artistica». Se avrà successo, il «MoPi» terrà aperti i battenti a lungo. O potenzialmente potrà fare tappa anche altrove. E la patria della pizza? Kareem sorride. «Se qualcuno vuole collaborare con noi, possiamo portare il “MoPi” anche in Italia!».