Uiguri: perseguitati nel silenzio
«Molti Paesi musulmani continuano a tacere» sulla persecuzione degli uiguri. «È una vergogna perché anche noi siamo musulmani e subiamo una persecuzione religiosa». Lo ha dichiarato Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress (Congresso mondiale degli uiguri).
Gli uiguri, etnia turcofona che abita lo Xinjiang, circa 20 milioni, chiedono da decenni maggiore autonomia politica ed economica, ma Pechino li accusa di separatismo e di terrorismo, giustificando così un’aspra politica di controllo militare.
Nei mesi scorsi, anche l’Onu ha accusato Pechino di aver costruito campi di concentramento per oltre un milione di uiguri. Pechino si difende dicendo che tali campi sono invece un luogo di addestramento professionale per la popolazione rinchiusa. Ma le testimonianze di chi vi è uscito sono diverse: raccontano di persone impazzite e di suicidi. Finora la condanna è giunta solo dai Paesi occidentali e dalla Turchia. Per Dolkun Isa la Cina sta violando la libertà religiosa degli uiguri, obbligandoli a mangiare carne di maiale, a bere alcol e a non digiunare per il Ramadan. «Chi si rifiuta – spiega – è accusato di essere radicalizzato».
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