L’Asia si veste di rosso
Nel concistoro del 27 agosto, papa Francesco darà la berretta cardinalizia a 21 nuovi porporati. Di questi, ben sei sono asiatici. C’è William Goh, grande teologo di Singapore, città-Stato tra le più moderne e ricche del continente. O Giorgio Marengo, missionario italiano della Consolata, prefetto apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia), con una comunità di circa 1.300 fedeli e una Chiesa nata pochi decenni fa.
Un’altra piccola Chiesa è quella di Timor Est, con una popolazione di 1,3 milioni, e la più alta percentuale di cattolici in Asia (98 per cento), che ha ora come cardinale l’arcivescovo di Dili, il salesiano Virgilio Do Carmo Da Silva. Due nuovi porporati provengono dall’India: Filipe Neri Ferrão, da Goa, e l’arcivescovo di Hyderabad, Anthony Poola, un Dalit, primo cardinale di etnia Telegu. L’ultimo porporato è Lazzaro Yu Heeung-sik, fino al 2021 vescovo di Daejeon (Corea del Sud), nominato prefetto della congregazione vaticana per il clero.
Tanti osservatori fanno notare che le scelte di papa Francesco preferiscono valorizzare Chiese piccole e periferiche. In realtà, scegliendo porporati tra i rappresentanti di Chiese asiatiche, il Pontefice punta alla missione nel continente più popoloso (oltre 4,5 miliardi di persone), con una Chiesa che cresce ogni anno dell’1,5 per cento. Anche le vocazioni sacerdotali sono in aumento: nel 2021 in Asia si sono aggiunti 1.989 sacerdoti. In Europa, per fare un paragone, sono diminuiti di oltre 2 mila unità.
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