San Francesco e «l'ultimo sigillo»
Correva l'anno 1224. Salito sul Monte della Verna, nel Casentino, Francesco ebbe una visione: «Gli apparve un uomo, in forma di Serafino, con le ali, librato sopra di lui, con le mani distese ed i piedi uniti, confitto ad una croce» riporta Tommaso da Celano, il primo biografo del Poverello d'Assisi. Combattuto tra la goia e il dolore, mentre cercava di trovare un significato a quella visione, il frate vide comparire sulle sue mani e sui suoi piedi «gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso». Allora capì che - parafrasando san Bonaventura da Bagnoregio - «lui, l’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso, non mediante il martirio della carne, ma mediante l'incendio dello spirito» (Leg. Maj., I, 13, 3).
Come ha spiegato papa Francesco il 31 ottobre 2022 nel discorso ai membri del coordinamento ecclesiale per l'VIII centenario francescano, «La Verna con le stigmate (1224) rappresenta "l’ultimo sigillo" – come dice Dante (Paradiso, XI, 107) – che rende il Santo assimilato al Cristo crocifisso e capace di penetrare dentro la vicenda umana, radicalmente segnata dal dolore e dalla sofferenza».
Foto: Adolfo De Carolis, San Francesco riceve le stimmate (1928), Cappella san Francesco d'Assisi, Basilica di sant'Antonio, Padova.