Senegal 1973. Foto di Ferdinando Scianna

Scianna a Milano

Dolore, ingiustizia, felicità secondo Ferdinando Scianna in 60 foto in bianco e nero che sono «una meditazione su quello che spesso ignoriamo, sappiamo, ma non guardiamo».
| Alessandro Bettero Caporedattore

Si può inquadrare e cogliere il dolore con uno scatto «assoluto» che catturi l’essenza di una delle più sofferte condizioni dell’essere umano? È questo il tema e l’obiettivo della mostra dal titolo «La geometria e la compassione» di Ferdinando Scianna, uno dei fotografi italiani più famosi e autorevoli a livello internazionale.

Allestita fino al 18 gennaio 2025 al Centro Culturale di Milano, la mostra è curata dallo stesso Scianna con Camillo Fornasieri, e propone 60 opere fotografiche in bianco e nero, emozionanti e raffinate, che riflettono sul ruolo della fotografia e su come essa racconti e interpreti il dolore e la pietà su cui si sofferma lo stesso fotografo quando si fa testimone e narratore dell’universalità e della trasversalità del dolore.

Siciliano di Bagheria, nato nel 1943, Scianna ha realizzato straordinari reportage in tutto il mondo. Nei suoi scatti si ritrova sempre una parte di se stessi, forse la più intima e sopita, risvegliata proprio da quell’umanità ai margini che sperimenta il dolore, e con esso la speranza in un riscatto dalla propria condizione esistenziale. Se la fotografia non può cambiare il mondo, può almeno fungere da stimolo alla coscienza collettiva.

La ricerca fotografica di Scianna porta alla luce ciò che è sgradevole o insopportabile, ma proprio per questo, nella crudezza della sua narrazione, egli mette in risalto i temi della sofferenza e di come prendersi cura di chi tende la mano chiedendo aiuto, richiamandoci ai nostri doveri di esseri umani compassionevoli e solidali.

Il mondo ritratto da Scianna si nutre delle storie in cui si è imbattuto egli stesso in Etiopia, Sudan, Bangladesh, India, Vietnam, Stati Uniti, Italia, Francia, America Latina, Libano, e che ha vissuto con consapevole profondità, restituita ai suoi sguardi e alle sue foto col nitore di uno spirito libero capace di farsi interprete del grido degli ultimi e dei più fragili.

Un racconto per immagini che dà voce al dolore e all’ingiustizia, ma anche a quella legittima aspirazione alla felicità che alberga nel cuore di donne e di uomini, a ogni latitudine. Scianna stesso spiega che: «Niente si può esprimere senza geometria, senza forma, e la forma di ogni uomo e donna è la ricerca della felicità. Il dolore degli altri ci provoca compassione perché ci allontana tutti dal diritto a essere felici. Con questa mostra e il libro che l’accompagna ho voluto raccontare che anche nel più cupo dolore si scopre l’ansia di cercare la felicità».

Data di aggiornamento: 05 Dicembre 2024