
Haley Mellin, la natura si fa arte
A una prima occhiata le sue opere possono essere confuse con fotografie digitali, tanto sono curate e ricche di dettagli. Soffermando di più lo sguardo sui dipinti di Haley Mellin, però, emerge chiaramente il grandissimo lavoro di rielaborazione che l'artista californiana opera in ogni sua gouache e in ogni suo disegno. Un lavoro concepito e realizzato letteralmente in mezzo alla natura. Niente stanze piene di tele e cavalletti per Mellin, a fare da studio all'artista sono sempre le sue amate foreste. Per vederle basta visitare il museo Novecento di Firenze, dove, fino al 29 ottobre, è aperta «Haley Mellin. Siamo natura», prima mostra personale internazionale in un museo per la pittrice nonchè attivista ambientale nata e cresciuta a San Francisco, in California.
Curata da Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, l'esposizione si sviluppa in quattro sale e approfondisce la pratica dell’artista tra pittura, disegno e attivismo ambientale (nel 2017 Mellin ha fondato l’iniziativa no-profit Art into Acres, che ha mobilitato artisti a sostegno della protezione di oltre 30 milioni di ettari di foreste primarie, grazie alla collaborazione con comunità indigene e locali, e a raccolte fondi guidate dal mondo dell’arte).
Haley Mellin si immerge personalmente negli ambienti che contribuisce a proteggere e li ritrae sulla tela con l'aiuto di gouache, carbone vegetale, acquerello e, a volte, persino caffè. I suoi dipinti si distinguono per un’attenzione ai dettagli guidata da una pittura leggera quasi evanescente, che evidenza la ricchezza e la varietà della natura. «L’arte è la conservazione di un concetto, un modo di essere, una storia, una testimonianza, un’eredità», afferma l'artista. «La pittura, per me, è conservare uno stato mentale particolare, un modo di stare nella e con la natura. È un omaggio, non un’alterazione. È tempo, osservazione, studio, ascolto mentre la natura parla».
«Haley, quando dipinge, non sta guardando un paesaggio - ha detto Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento -: ogni sua opera è la conseguenza di un’immersione totale nella natura, quasi sempre in luoghi impenetrabili, “inospitali”, non raggiunti ancora dalla civiltà con le sue conseguenze distruttive. In questo caso è lei che appartiene alla natura e non viceversa».
«Uno dei ritratti fotografici più suggestivi di Haley Mellin - afferma Stefania Rispoli co-curatrice della mostra - la ritrae immersa nella natura selvaggia mentre dipinge diventando un frammento del paesaggio, una tessera del suo puzzle fatto di infinite sfumature, gradazioni di colore e prospettive. Nella sua pratica di artista pittrice e di attivista ecologica, Mellin abita letteralmente la meraviglia della natura e ci invita a fare lo stesso: a riorientare il nostro sguardo, ad abbracciare le impercettibili gradazioni di quanto ci circonda per ritrovarci così simili alla natura, così radicati in questa terra».
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