30 Aprile 2017

Di donne e di uomini

L’uomo e la donna, insieme pur nelle loro differenze, sono immagine e somiglianza di Dio. E solo insieme possono osare di pregare il «padrenostro» dell’amore.
vignetta uomo e donna chi sono

© Je suis l’autre

C’è un gran parlare attorno alle donne e agli uomini. Ultimamente, se è possibile, anche di più: per via di generi, pari opportunità, femminismi di vecchia guardia e machismi di ritorno. Alla fine non si sa più nean­che bene di che cosa si stia parlando: se di entità astratte e ideologiche, o di questa donna e di questo uomo. Dei quali anche un bambino sufficientemente malizioso saprebbe specificarvi le differenze.

Ma mica tanto astratti sono gli uomini che picchiano e uccidono altrettanto poco astratte donne, tifosi di quell’«amore che si prende e non si dà», come cantava Laura Pausini, e che amore non è. E questo è inaccettabile.

Mi sento come avessi il dito sul grilletto della tastiera del computer! Ma preferisco limitarmi a un po’ di ripasso biblico, un bigino a nostro uso e consumo.

Leggo in chi ne sa più di me che il versetto della Genesi «facciamo l’uomo» (1,26), suona pressappoco così: na‘as´eh ’adam. Alla lettera: facciamo l’adamo. Per così proseguire e specificare meglio: «A immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò» (1,27). Dove il primo è zakar e la seconda neqebah. Bello, vero?! Dio crea l’umanità, che è voce collettiva, e questa è fatta, con la stessa e medesima dignità, da maschile e femminile, da forza e debolezza. Nessuno dei due può vantare un primato di primogenitura o di precedenza sull’altro. Nessuno dei due può attribuire a sé tutta la dignità e la bellezza che l’umanità dovrebbe esprimere. Perché ognuno dei due è ugualmente indispensabile.

Ma non è tutto. Essere maschi e femmine non è ancora sufficiente. L’umano qui è differenziato soltanto come l’animale: maschio e femmina. Dio non sembra aver creato qui se non la possibilità, il progetto dell’uomo e della donna. Già, da qui parte un bel cammino per i due…

I termini ’îš, uomo, e ’iššah, donna, compaiono invece, e finalmente, nel secondo racconto della creazione (Gen 2,4-3,24). Che non narra altro da quello che già abbiamo appreso, solo in modo diverso. Dio costata, infatti, che l’uomo non può assolutamente starsene da solo, e piante e bestie non gli sono granché di consolazione in ciò. È una parte a cui manca qualcosa di essenziale, una frase troncata a metà, un grido di gioia che si spegne in gola. Insomma, una brutta roba. Un io senza un tu che ci renda capaci di esclamare: noi! È vero che la donna qui viene creata «dopo» l’uomo, ma la cronologia è poca cosa. Conta che essa gli starà «di fronte», e allo stesso tempo lo «affronterà». È vero, ancora, che Dio trae la donna dal fianco di ’adam (dall’umanità, perciò, e non dall’uomo), ma intanto prima lo addormenta: così, in realtà, nessuno dei due saprà mai cosa abbia combinato il Creatore; e poi colei che «è di fronte» è ugualmente «a fianco di» come partner, come compagna di strada. L’impegno responsabile, la relazione tra uomo e donna si giocherà tutta nell’aggiustamento incessante della distanza tra questo «di fronte» e questo «a fianco di». Toccherà a noi, senza dimenticarci di essere maschi e femmine, essere ben di più uomini e donne.

La scommessa non è scontata. L’uomo dimostrerà da subito un’innata tendenza al disimpegno e al potere. Senz’altro contento e consapevole che la donna che ora gli sta accanto è la cosa più bella che gli potesse capitare, non riesce ancora a rivolgersi a lei, a guardarla negli occhi. Non solo. Cacciati entrambi dal paradiso terrestre, avocherà a sé la prerogativa di essere tutto l’’adam, riducendolo a nome proprio: Adamo. Chiaro? A me non proprio, con tutte queste parole strane. Ma abbastanza per ribadire che l’uomo e la donna, solo loro sono immagine e somiglianza di Dio. Solo assieme possiamo osare di pregare il padrenostro dell’amore.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017

1 comments

2 Maggio 2017
Perdoni la provocazione, ma........... cos'è cambiato nei criteri esegetici per arrivare a questa sconfessione di un maschilismo millenario ?
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di Roberto

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